Da un lato il ricorso per Cassazione presentato da Antonio Ciontoli e dalla sua famiglia per ottenere una nuova rivisitazione della condanna d’Appello che li ha riguardati, dall’altro lato l’intervento a gamba tesa del ministro dell’Interno Matteo Salvini che condanna senza appello i Ciontoli che, con il loro temporeggiare e le loro esasperanti e vergognose bugie, hanno condannato Marco Vannini ad una lunga e mortale agonia.
La morte di Marco Vannini, innescata da un colpo di pistola partito per sbaglio e provocata dalla mancata tempestività dei soccorsi, continua a tenere banco. A gennaio i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma hanno parzialmente modificato la sentenza di primo grado ed hanno attenuato la pena e l’accusa per la quale il capofamiglia, Antonio Ciontoli, era stato condannato in primo grado: 5 anni per omicidio colposo è stato il bilancio della sentenza; cinque anni e non più i ‘primi’ 14 anni rimediati per omicidio volontario con dolo eventuale. Con la derubricazione dell’accusa, i giudici hanno dunque uniformato la contestazione mossa a Ciontoli a quella per la quale c’è stata conferma della condanna per la moglie e i due figli di Ciontoli, che invece hanno rimediato tre anni. A distanza di tre mesi da quel verdetto, i Ciontoli hanno presentato ricorso per Cassazione: nell’istanza presentata alla Suprema Corte l’avvocato Pietro Messina, legale della famiglia, ha sollecitato la riduzione della pena per il principale imputato, il maresciallo della Marina Antonio Ciontoli per assenza dell’aggravante della “colpa cosciente”. L’assoluzione piena, e in alternativa la riduzione di pena, è stata chiesta invece per Martina Ciontoli, la fidanzata della vittima, per suo fratello Federico e per la madre Maria Pezzillo, condannati a 3 anni in entrambi i gradi di giudizio per omicidio colposo. La difesa per loro punta alla riqualificazione del reato in favoreggiamento o in quello di omissione di soccorso.
Alla notizia del ricorso per Cassazione, è intervenuto il ministro dell’Interno Matteo Salvini che, in maniera drastica, ha censurato l’atteggiamento dei Ciontoli ed anche l’esito del processo d’appello, esprimendo così una considerazione assai diffusa nell’opinione pubblica: «La vita di un ragazzo di vent’anni, ucciso in maniera vigliacca, vale solo cinque anni di carcere? E gli assassini chiedono anche uno sconto… Vergogna. Questa non è “giustizia”».
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giovedì, 2 Maggio 2019 - 09:22
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