Restano in carcere il boss Umberto D’Amico e i presunti esponenti del clan D’Amico accusati di avere avuto un ruolo nell’agguato di camorra avvenuto il 9 aprile scorso a San Giovanni a Teduccio davanti a una scuola e nel corso del quale è stato ucciso Luigi Mignano, cognato del boss Ciro Rinaldi detto ‘mauè’. Pochi minuti prima delle tre di oggi pomeriggio il giudice per le indagini preliminari Montesarchio del Tribunale di Napoli ha convertito il decreto di fermo spiccato dal pubblico ministero antimafia Antonella Fratello in un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.
La decisione del gip ha investito Umberto D’Amico, il boss che avrebbe assistito in diretta all’agguato dal terrazzo di un palazzo che affaccia sul luogo del raid; Umberto Luongo, fedelissimo di D’Amico, e pure lui accusato di essere il mandante; Ciro Rosario Terracciano, accusato di essere l’esecutore materiale; Gennaro Improta e Salvatore Autiero. La difesa (rappresentata dagli avvocati Sergio Morra, Salvatore Impradice e Gaetano Inserra) valuterà adesso la possibilità di presentare ricorso al Riesame.
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lunedì, 6 Maggio 2019 - 14:56
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