L’inchiesta sul voto inquinato a Torre del Greco si sdoppia. Dopo gli arresti dei mesi scorsi che hanno colpito politici, faccendieri e netturbini per gli accordi sottobanco volto a drenare voti per i politici compiacenti in cambio di soldi o di assunzioni nel settore rifiuti attraverso il progetto ‘Garanzia Giovani’, la procura ottiene una misura cautelare per cinque persone in relazione ad uno spaccato che ha scandito quell’avvelenato clima della campagna elettorale: poco prima delle elezioni si sono registrate aggressive proteste presso gli uffici comunali di Torre del Greco, con le quali si chiedevano assunzioni nel settore della raccolta dei rifiuti.
Proteste che, come emerso dall’inchiesta madre sul voto inquinato, era direttamente legate agli accordi finalizzati a raccogliere voti per i politici compiacenti: in qualche caso, infatti, la promessa di assunzione nel settore di raccolta dei rifiuti, come merce di scambio, non sarebbe andata a buon fine, scatenando le reazioni degli interessi ad ottenere il posto di lavoro. I cinque destinati di misura cautelare sono accusati di tentata estorsione in danno del consorzio di imprese Gema, già affidatario del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, di essere assunti. In particolare la procura contesta una serie di «azioni delittuose consistite, in particolare, in occupazione e danneggiamenti degli uffici comunali, aggressione ad un consigliere comunale, aggressioni ai lavoratori del consorzio Gema, danneggiamenti delle macchine operatrici ed interruzioni di pubblici servizi, nel tentativo di costringere le parti interessate ad assumerli».
Queste condotte, incalza la procura, «generavano, negli amministratori comunali e negli amministratori del consorzio, il fondato timore di ulteriori ritorsioni, contribuendo ad acuire notevolmente la crisi già in atto nella raccolta dei rifiuti».
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giovedì, 23 Maggio 2019 - 12:05
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