Riformare il sistema di elezioni dei membri del Consiglio superiore della magistratura. E, soprattutto, interrompere il «via via tra politica e magistratura». Dopo una settimana di assordante silenzio da parte dei politici, ecco che i rappresentanti di alcuni partiti hanno trovato il coraggio di prendere posizione sullo scandalo che ha travolto il mondo della magistratura a seguito dell’inchiesta della procura della Repubblica di Perugia che ha messo a nudo una gestione ‘affaristica’ delle nomine dei capi degli uffici giudiziari da parte di alcuni esponenti della magistratura.
Salvini e Bonafede d’accordo: riforma del Csm
Matteo Salvini, che nei giorni scorsi si era limitato a sostenere l’urgenza di una riforma della Giustizia, oggi entra più nello specifico e invoca «una urgente riforma «dei criteri di nomina ed elezione del CSM», oltre alla tanto annunciata «riforma dell’ordinamento giudiziario» che però vive una fase di stallo. Dello stesso avviso anche il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: «Tutto dobbiamo lavorare su una riforma del Csm, era scritto anche nel contratto di governo, e riflettere sulla possibilità di intervenire anche sul sistema elettorale». Più duri i senatori pentastellati che in una nota parlano di «degenerazioni del correntista» e contestano anche l’attuale possibilità dei magistrati di entrare in politica e poi di rientrare in servizio alla scadenza del mandato.
I senatori pentastellati: «Giro divieto per garantire indipendenza
e autonomia della magistratura»
«Basta con il via vai tra politica e magistratura, criteri di selezione più rigorosi, un vero contrasto alle degenerazioni del correntismo», scrivono i senatori che assicurano che il Movimento 5 Stelle è pronto ad intervenire. «La bufera giudiziaria che riguarda il Csm e le nomine nei ruoli apicali delle procure – sottolineano – è un fatto di una gravità assoluta. Gli elementi che emergono dalle inchieste e sugli organi di stampa riguardano i pilastri del sistema: indipendenza e autonomia della magistratura, la separazione dei poteri. Bene ha fatto il ministro Bonafede a definirlo un ‘quadro inquietante’. L’Italia ha bisogno di una giustizia libera e indipendente dalla politica, serve un giro di vite immediato per garantire questi principi. Basta con il via vai tra politica e magistratura – concludono – criteri di selezione più rigorosi, un vero contrasto alle degenerazioni del correntismo». Di riforma del Csm e di riforma sulla separazione delle carriere avevano già parlato ieri la deputata di Forza Italia Anna Maria Bernini e il parlamentare costituzionalista del Pd Stefano Cecconi.
Zingaretti resta in silenzio e i Cinque Stelle lo attaccano
Chi resta però in silenzio è Nicola Zingaretti, che ieri è stato ‘strattonato’ dall’eurodeputato del Pd Franco Roberti, una brillante carriere di magistrato alle spalle e attualmente assessore alla Sicurezza nella Regione Campania. Con un post su Facebook che i grillini hanno rilanciato in maniera integrale sul proprio blog, Roberti ha invitato il ‘suo’ Pd a «prendere una posizione di netta e inequivocabile condanna dei propri esponenti coinvolti» (riferendosi ai parlamentari Luca Lotti e a Cosimo Mattia Ferri, magistrato prestato alla politica), bacchettandolo anche perché sino ad ora è rimasto «silente». A distanza di 24 ore Zingaretti non ha ancora speso una sola parola, al pari di tutto il suo ‘entourage’. Circostanza che ha galvanizzato i Cinque Stelle andati immediatamente all’attacco del Pd. Ha commentato l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Laura Ferrara: «Quando era al potere il Pd ha usato le Istituzioni come personale pied-à-terre, lo scandalo Csm lo dimostra. Per Zingaretti è arrivato il momento di prendere una posizione netta e di isolare le mele marce all’interno del partito. L’eurodeputato del Pd Franco Roberti ha messo il dito nella piaga». Il deputato pentastellato Francesco Silvestri insiste: «E’ inaccettabile che il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, non abbia preso una posizione precisa, limitandosi a dire che spera nella collaborazione di tutti coloro che sono coinvolti in quella storia. E’ un atteggiamento che fa pensare: forse, a comandare nel suo partito è ancora Matteo Renzi? Stando alle cronache giudiziarie, Lotti avrebbe parlato con Palamara della questione relativa alla nomina del procuratore capo di Roma, ovvero del magistrato che dovrebbe guidare la procura della città nella quale è imputato nel caso Consip. Zingaretti non può tirarsi indietro, deve intervenire».
Anche la Lega va all’attacco di Nicola Zingaretti
All’attacco di Zingaretti è andata anche la Lega con il vicecapogruppo alla Camera e coordinatore del Lazio, Francesco Zicchieri: «Poltrone e giochi di potere sono sempre stati cavalli di battaglia del Pd, ma sorprende che Zingaretti faccia finta di niente di fronte allo scandalo che sta investendo il Csm. Ferri e Lotti si autosospendono, ma Zingaretti chiude un occhio, anzi due e si guarda bene dal chiedere le loro dimissioni. Il suo silenzio assenso è vergognoso». «E’ ormai evidente – continua l’esponente del Carroccio – che la nomina del procuratore di Roma interessava e continua a interessare molto soprattutto al segretario del Pd. Ma c’’è di più: tra gli autosospesi targati Pd c’e’ ancora lui, Luca Lotti, lo stesso soggetto promosso a ministro dello Sport da Gentiloni, mentre era indagato nella vicenda Consip per favoreggiamento e violazione del segreto istruttorio. Verrebbe da dire il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Ma per Zingaretti sembra che tutto vada bene e secondo i suoi piani».
Leggi anche:
– Napoli, molesta una donna in Tribunale: 33enne ai domiciliari
– Camorra, la Corte di Cassazione annulla la decisione del Riesame per l’ex sindaco di Capua e primario Carmine Antropoli
– Mafia, estorsione, stupefacenti e tentati omicidi: decine di arresti in tutta Italia
– Bufera sui magistrati, è tutti contro tutti Tre consiglieri del Csm in quota Mi contro Anm: «Richiesta di dimissioni infondata»
– Antonio Giglio, il bimbo volato giù da un palazzo al Parco Verde come Fortuna Loffredo: imputazione coatta per la madre
– Bambini maltrattati in un asilo, insegnanti ai domiciliari nell’Avellinese: c’è anche un’accusa di violenza sessuale
giovedì, 6 Giugno 2019 - 14:48
© RIPRODUZIONE RISERVATA