La rivolta di Poggioreale, i penalisti proclamano lo stato di agitazione: «Governo indifferente all’emergenza»

Carcere Poggioreale
Il carcere di Poggioreale

La protesta esplosa nel carcere di Napoli Poggioreale per ottenere il ricovero ospedaliero di un detenuto in gravi condizioni di salute «è l’ennesima rivolta nelle carceri italiane dove sovraffollamento, caldo, mancanza di acqua, condizioni igieniche drammatiche, assenza di attività trattamentali, ricoveri urgenti non eseguiti rendono la detenzione un inferno fuori legge».

Lo scrivono i penalisti italiani, con il loro Osservatorio carceri, sottolineando che sono 148 le morti in carcere avvenute nel 2018, 57 ad oggi nel 2019: «un morto ogni 3 giorni. Una strage di Stato a cui non si vuole porre rimedio», osservano, condannando da un lato «qualsiasi forma di violenza», ma sottolineando come «tali azioni siano dovute alle condizioni in cui sono ristrette le persone detenute e alla mancanza di una rete di assistenza sanitaria che possa intervenire per le patologie più gravi».

L’episodio di Napoli-Poggioreale, secondo l’Unione Camere penali italiane, «è l’ultimo in ordine di tempo ed è emblematico di una situazione fuori controllo, da Nord a Sud, dove per ottenere il rispetto di diritti fondamentali delle persone detenute, sembra non resti altro che la rivolta: il ministero della Giustizia non vuole prendere atto delle continue violazioni delle norme dell’ordinamento penitenziario e dei principi costituzionali e convenzionali che vietano i trattamenti penitenziari disumani e degradanti, ritenendo di poter affrontare la situazione con la forza, mentre le condizioni di detenzione peggiorano di giorno in giorno e saranno rese ancor più drammatiche dal caldo estivo ormai esploso».

Per questo, i penalisti, «nel denunciare le condizioni di ingravescente illegalità nelle carceri di tutto il Paese, alle quali corrisponde la totale indifferenza del Governo, che anzi ha scelto di determinarne il collasso grazie alla adozione di politiche securitarie e carcerocentriche», proclamano lo «stato di agitazione» e si riservano di decidere «ogni altra e più dura iniziativa di protesta».

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lunedì, 17 Giugno 2019 - 18:54
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