Appena un mese fa l’esclusione dai lavori per la ricostruzione del Ponte di Genova, che crollò il 14 agosto provocando la morte di 43 persone, ché l’azienda era ritenuta «permeabile di infiltrazione della criminalità organizzata di tipo mafioso». La Tecnodem srl, impresa napoletana con sede a San Giovanni a Teduccio, torna oggi alla ribalta delle cronache perché i suoi amministratori sono stati arrestati, questa mattina, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Dda di Genova.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip nei confronti di Consiglia Marigliano, che risulta amministratrice e unica socia dell’azienda, e del suocero, Ferdinando Varlese, zio dei boss D’Amico di San Giovanni a Teduccio e ritenuto dagli inquirenti amministratore di fatto. Dalle indagini è emerso che l’amministratore era contiguo a clan camorristici. Nel 1989 Varlese è stato condannato dalla Corte d’Appello di Napoli per associazione a delinquere nell’ambito di un processo che che vedeva tra gli imputati anche soggetti affiliati al clan Misso-Mazzarella-Sarno guidato da Michele Zaza e Ciro Mazzarella. Secondo le più attuali informazioni investigative, Varlese sarebbe vicino attualmente al gruppo D’Amico, il braccio armato del clan Mazzarella a San Giovanni a Teduccio.
La ‘Tecnodem’ aveva lavori in subappalto per centomila euro nell’ambito delle opere di demolizione del Ponte, in corso in queste settimane. Ma le indagini degli uomini della Direzione investigativa antimafia, sulla base dei primi accertamenti di carattere amministrativo, avevano consentito agli inquirenti di emettere già maggio scorso un’interdittiva a carico dell’azienda, che era così stata estromessa dai lavori. Oltre agli arresti, d’intesa con la Dda di Napoli, sono in corso una serie di perquisizioni e sequestri preventivi tra Genova e Napoli. (Seguiranno aggiornamenti)
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martedì, 18 Giugno 2019 - 09:41
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