Operai morti per amianto all’Alfa Romeo, assoluzioni confermate in sede di Appello

Tribunale

Tutti assolti anche in appello gli ex vertici ed ex manager di Fiat, Alfa Romeo e Lancia, imputati per il decesso di 11 operai avvenuto per forme tumorali. Secondo l’accusa, i tumori erano stati provocati dall’esposizione all’amianto negli stabilimenti dell’Alfa Romeo di Arese (comune in provincia di Milano). Nella giornata di ieri i giudici della Corte d’Appello di Milano hanno confermato l’assoluzione decisa il 12 maggio del 2017 dal giudice monocratico Braggion della nona sezione penale del Tribunale di Milano per l’ex ad di Fiat Auto Paolo Cantarella, per l’ex presidente Fiat Giorgio Garuzzo, per l’ex presidente di Lancia Industriale Pietro Fusaro, l’ex ad di Alfa Lancia Industriale Giovanni Battista Bazzelli e l’ex ad di Alfa Romeo Vincenzo Moro.

Tutti gli imputati rispondevano del reato di omicidio colposo perché non avevano adottato le necessarie misure di prevenzione per proteggere i lavoratori dal rischio amianto: la procura che aveva istruito il caso riteneva che i comportamenti dei manager erano stati di «assoluta mancanza di cautele nella linea di produzione nonostante si sapesse che l’amianto era una sostanza pericolosa prima ancora dell’entrata in vigore della legge 275 del 1992 che metteva fuori legge l’amianto come materiale altamente cancerogeno». Le morti oggetto di contestazione, invece, erano avvenute a partire dalla metà degli anni 2000: le vittime avevano lavorato nello stabilimento tra gli anni ’70 e gli anni ’90.

Le motivazioni della sentenza della quinta corte d’Appello di Milano, presieduta da Monica Fagnoni, saranno depositate entro 90 giorni. «Questa volta c’erano tutte le condizioni per arrivare a un verdetto di condanna. Ricorreremo in Cassazione, le cui ultime pronunce sono state a noi favorevoli», ha commentato, dopo la lettura del dispositivo, l’avvocato Laura Mara, che assiste le parti civili Medicina Democratica e Associazione italiana esposti Amianto. «Gli imputati hanno cercato tutti i pretesti per scaricare le loro responsabilità, pretesti che hanno preso la falsa sembianza di prove scientifiche», ha aggiunto Fulvio Aurora di Medicina Democratica.

Nel dibattimento si erano costituite parti civili anche la Regione Lombardia, il Comune di Arese e le famiglie di otto operai morti per l’esposizione all’Amianto. Il sostituto procuratore Nicola Balice aveva chiesto condanne per gli ex manager fino a 8 anni di reclusione: in particolare, aveva proposto 6 anni per l’ex ad di Fiat Auto Paolo Cantarella, 5 anni per l’ex presidente Fiat Giorgio Garuzzo, 8 anni per l’ex presidente di Lancia Industriale spa Pietro Fusaro e rispettivamente 5 e 8 anni per due ex ad di Alfa Romeo. Ora si attende il giudizio di terzo grado.

lunedì, 24 Giugno 2019 - 17:00
© RIPRODUZIONE RISERVATA