Truffe ad anziani e negozianti, 12 misure Base operativa a Napoli, 50 colpi a segno: la banda agiva nel Nord e Centro Italia

carabinieri

La base operativa si trovava a Napoli, ma le truffe venivano commesse nel nord e nel centro Italia. Questa mattina 12 persone sono state raggiunte da una misura di custodia cautelare emessa a corollario di un’inchiesta su truffe agli anziani coordinata dalla procura della Repubblica di Siena e condotta dai carabinieri del nucleo investigativo di Siena.

L’esecuzione dei provvedimenti ha visto impegnati circa 100 militari dei Comandi Provinciali di Siena, Napoli, Milano, Brescia, Rimini e Pistoia, perché è in queste città che risiedono le persone coinvolte dalle indagini. I reati contestati, a vario titolo, vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla truffa o all’estorsione, alla truffa aggravata, al favoreggiamento personale o reale e alla ricettazione con riferimento ai singoli episodi. Gli inquirenti hanno ricostruito oltre 50 episodi di truffa avvenuti a Siena, Perugia, Milano, Treviso, Gallarate, Domodossola, Bologna, Perugia, Torino, Treviso, Padova, Milano, Napoli, Tivoli (RM), Lugo di Romagna (RA).

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, a Napoli venivano programmati i colpi da mettere a segno e da qui partivano le persone che materialmente si recavano nelle zone designate alla ricerca di anziani da ingannare. Le vittime erano prevalentemente donne.

Il raggiro si componeva di più fasi: c’era chi, usando schede telefoniche dalla vita brevissima e intestate a pakistani, agganciava gli anziani con la solita storia del falso incidente stradale. Gli imbonitori, spacciandosi per carabinieri o avvocati, raccontavano che un prossimo congiunto dell’anziana vittima era incorso in un grave sinistro, che magari aveva ucciso una persona, rischiando di andare in carcere e che occorreva provvedere a pagare un primo risarcimento dei danni per evitare il carcere. Ottenuta la disponibilità delle vittime, i malfattori inviavano il “trasfertista”, spacciato per avvocato, presso i domicili degli anziani ove recuperava denaro, gioielli e qualunque valore la vittima tenesse in casa. Al trasfertista veniva pagato il viaggio di andata e ritorno da Napoli con treno e, raggiunta la meta, anche il taxi solo per l’andata. Questi in genere, una volta raccolto un consistente bottino, rientrava a Napoli o raggiungeva Milano per piazzare il maltolto a ricettatori, oppure consegnare la refurtiva agli stessi organizzatori del traffico. Ai trasfertisti veniva riconosciuta una quota minore del bottino, in relazione all’opera svolta e al rischio corso.

Dalle indagini, inoltre, è emerso che la banda era dedita anche a truffe ad attività commerciali, alle quali offrivano la vendita di pepite e lingotti d’oro, sostanzialmente falsi. La prima piccola pepita esibita al “Compro oro” o al commerciante di preziosi risultava essere buona ma, una volta concordato il prezzo per la fornitura, venivano recapitate partite di oggetti solo rivestiti d’oro, con una consistente quota interna in ferro o acciaio. Episodi avvenuti anche all’estero, in Marocco e Tunisia.

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lunedì, 24 Giugno 2019 - 12:47
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