
L’omicidio di Francesco Sabatino, figlio del ras Ettore (poi diventato pentito), maturò sì in un contesto di camorra. E, storicamente, cadde anche in una fase delicata per il clan Lo Russo, quella durante il quale il boss Carlo deliberò di liberarsi di quanti stavano remando contro la cosca o avevano remato contro provando a mettersi in proprio. Ma quell’omicidio – a differenza di molti altri fatti di sangue firmati dai ‘capitoni’ – fu quasi un fatto estemporaneo. Il 5 ottobre del 2013 Francesco Sabatino venne ucciso non perché vi fu un preciso ordine di ammazzarlo, ma perché, nel corso di un ‘chiarimento’ tra criminali, scoppiò una lite che vide Sabatino soccombere.
Ieri pomeriggio i giudici della quarta sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli hanno riscritto in parte la storia processuale di quel delitto, riformando in alcuni punti la sentenza dell’ottobre del 2017 emessa dal giudice per le indagini preliminari all’esito del giudizio abbreviato. Luigi Cutarelli, giovane killer al soldo dei Lo Russo, è il solo condannato per l’omicidio Sabatino: a lui sono stati inflitti 17 anni e 20 giorni, contro i 20 anni del primo grado. Accogliendo le richieste della difesa, rappresentata dagli avvocati Domenico Dello Iacono e Claudio Davino, i giudici hanno concesso a Cutarelli le attenuanti generiche, dal momento che hanno tenuto conto della confessione resa dall’imputato già in sede di abbreviato. Cutarelli aveva ricostruito la dinamica dell’omicidio, spiegando che tutto era accaduto perché Sabatino era sospettato di remare contro i Lo Russo e di essere tra quelli che stavano progettando una scissione; Cutarelli fu la persona incaricata dall’allora boss Carlo Lo Russo di affrontare Sabatino, ma non di ucciderlo. Ma quando i due si trovarono faccia a faccia ne nacque una colluttazione nel corso della quale Cutarelli si difese ed ebbe la meglio. Cutarelli colpì Sabatino con un coltello, ma dopo avergli sferrato i primi colpi infierì sul ‘nemico’ con ben 25 coltellate.
Il corpo di Francesco Sabatino fu ritrovato in una zona abbandonata di Chiaiano (sulla salita del Frullone, direzione Policlinico). Carlo Lo Russo, che era stato accusato di essere il mandante del delitto e per questa ragione era stato condannato in primo grado a 16 anni, è stato assolto. Confermata anche l’assoluzione di primo grado, rispetto all’accusa di omicidio, per Antonio Buono, che però è stato condannato a due anni per occultamento di cadavere.
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mercoledì, 10 Luglio 2019 - 11:04
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