
Il grido «Dignità! Dignità!» dei dipendenti Whirlpool di Ponticelli rimbomba tra le curve dello Stadio San Paolo nell’attesa della cerimonia di chiusura delle Universiadi.
Una spunta verde appare sugli spalti del settore ‘distinti’ (vi resterà poco, perché poi sarà fatta togliere): «In un documento i vertici Whirlpool hanno barrato con una ‘X’ la scelta di chiudere il sito di San Giovanni a Teduccio. Noi vogliamo che la situazione invece si sblocchi al più presto con una spunta verde», afferma Ciro Esposito, tra gli operai interessati. Il sito campano annovera 430 operai e 900 indotti; la chiusura dello stabilimento di via Argine metterebbe a repentaglio tutti i 1330 lavoratori e le relative famiglie. «Lavoro alla Whirlpool da 28 anni. Sono ben 8 anni che lavoriamo 3 giorni a settimana con orario ridotto. A livello personale stiamo malissimo, abbiamo famiglie a carico e non sappiamo come andrà a finire», racconta Esposito.
All’interno della Whirlpool lavorano anche coppie sposate da anni. Come Melania e Nico che hanno provveduto fino ad adesso ai propri figli grazie allo stipendio della Whirpool: «Io e mio marito lavoriamo in Whirpool da oltre vent’anni. Perdere il posto in due è una tragedia. Non siamo più ragazzini, ricollocarci professionalmente non sarà facile se il sito dovesse chiudere», racconta Melania Varra. Interviene presso lo stadio San Paolo anche Antonio Accurso, segretario generale della Uilm Campania: «Gli operai producono lavatrici da 70 anni. Alla Whirpool di Napoli lavoravano anche i genitori di molti di loro. Se si dovesse spostare la produzione in altri Paesi la qualità delle lavatrici non sarebbe più la stessa. Per questo invitiamo i consumatori a non acquistare i prodotti Whirlpool nel caso in cui ciò effettivamente avvenga». A fine mese è previsto al ministero dello Sviluppo Economico un nuovo tavolo, dove si decideranno le sorti dei dipendenti e delle loro famiglie.
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domenica, 14 Luglio 2019 - 20:47
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