Scandalo affidi, spuntano anche quelli ‘fantasma’: bimbi assegnati a una donna che non li ha mai avuti

bambini affidi
di Roberta Miele

Affidi illeciti, ma anche affidi fantasma e ‘sine die’. Dall’inchiesta che ha scosso Bibbiano e la Val d’Enza emergono nuovi particolari. «Non ho fatto nessuna accoglienza, non conosco le loro storie né i loro genitori. Li conosco  solo per il fatto che a pranzo cucino per loro come per tutti gli altri»: a parlare è una donna che lavorava come cuoca in una struttura di aggregazione giovanile. «Mi fu consegnato un foglio dove Federica diceva che mi dava in ‘affido sostegno’ tale bambino» e «mi chiese di diventare un tramite per il pagamento delle spese di psicoterapia, senza precisarmi il perché». Una ‘pezza d’appoggio’ per far ottenere alla donna una sorta di retribuzione, secondo il gip, inserendo la voce nel bilancio dell’Unione della Val d’Enza come “rimborso spese affido”.

La donna quindi sarebbe stata nominata affidataria di due bambini, una femminuccia nel 2017 e un maschietto nel 2018. Senza però accoglierli in casa. La ‘Federica’ nominata fantasma è la responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza, Federica Anghinolfi, sottoposta agli arresti domiciliari. Ma dai fascicoli dell’inchiesta “Angeli e Demoni” vengono alla luce altri particolari sugli affidi realmente avvenuti. Sempre Aghinolfi prospettava affini senza scadenza alle coppie preoccupate di affezionarsi a bambini e poi di perderli, se questi avessero fatto ritorno a casa. Durante un’intercettazione la responsabile dei servizi sociali avrebbe rassicurato anche delle coppie che fanno parte di associazioni lgbt di una città del Sud Italia. Se i genitori continuavano ad essere ritenuti inadeguati dalle relazioni dei servizi sociali, i figli potevano anche non tornare mai più nelle famiglie di origine, rimanendo così con gli affidatari.

Novità anche sulla posizione di Claudio Foti, direttore scientifico della onlus “Hansel e Gretel”, che pochi giorni fa si è visto revocare i domiciliari in relazione all’accusa di avere manipolato la mente di una ragazza durante le sedute di psicoterapia, mentre è stato sottoposto all’obbligo di dimora nel Comune di Pinerolo per abuso d’ufficio in concorso perché sarebbe stato consapevole che le psicoterapie che gli venivano pagate dovevano essere bandite con concorso e non affidate direttamente. Per Foti è scoppiato un nuovo bubbone. E’ di qualche giorno fa la notizia, rilanciata da alcuni organi di stampa, secondo la quale lo psicoterapeuta è laureato in Lettere e non in Psicologia, ma, nonostante ciò, è iscritto all’ordine degli psicologi del Piemonte. Adesso il consiglio dell’Ordine degli psicologi ha chiesto al ordine territorialmente competente di «effettuare ogni approfondimento e verifica» sulla posizione di Foti. «È necessario precisare – dice il consiglio nazionale – che la regolamentazione della professione psicologica e dell’attività psicoterapica è intervenuta in Italia nel 1989 – e quest’anno ricorre appunto il trentennale – ed è una delle più rigorose ed avanzate. Per acquisire il titolo di psicologo da allora occorre un iter di almeno sei anni (cinque di laurea, un anno di tirocinio e poi un esame di stato con quattro prove) e di successivi quattro anni di specializzazione per ottenere il titolo di psicoterapeuta.

La legge 56 del 1989 ha previsto regole chiare e definite anche per individuare coloro che – nella fase iniziale – potevano ottenere il titolo di psicologo e psicoterapeuta ed essere iscritti all’Ordine nascente. Procedura che venne affidata dal Ministero della Giustizia a dei Commissari ad acta, chiamati a vagliare titoli e curricula. Gli Ordini territoriali non hanno avuto alcun ruolo in questa fase perché sono stati costituiti solo al termine della stessa».

Leggi anche:
– 
Carabiniere ucciso a Roma, il grande cuore di Mario Rega: «Faceva volontariato, agli ultimi donava i suoi vestiti»
– Corruzione, il Riesame lascia in carcere il giudice napoletano Capuano e il consigliere municipale Di Dio
– Opere d’arte rubate e rivendute in Francia, 5 agli arresti domiciliari | Video
– Tentò di colpire un pm della Dda di Napoli con una stampella: il boss Belforte sotto accusa
– Caserta, l’«ospedale dei misteri»: il filo rosso che unisce l’inchiesta sulle tangenti alla latitanza del boss Pasquale Scotti
– Emergenza carceri, Antigone: «In Italia sovraffollamento al 120%, il dato più alto nell’area dell’Unione Europea»

venerdì, 26 Luglio 2019 - 15:14
© RIPRODUZIONE RISERVATA