Cassazione, Tar Lazio: respinto il ricorso di Davigo. La nomina di Carcano a presidente aggiunto della Suprema Corte è legittima

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L'ex pm di Mani Pulite Piercamillo Davigo

Nessuna illegittimità nella nomina di Domenico Carcano a presidente aggiunto della Corte di Cassazione. L’ha deciso il Tar del Lazio con una sentenza con la quale ha respinto un ricorso proposto dal componente togato del Csm, Piercamillo Davigo. Il magistrato si era rivolto ai giudici amministrativi per chiedere l’annullamento della proposta di conferimento in favore di Carcano dell’Ufficio direttivo superiore giudicante di legittimità di Presidente Aggiunto della Corte di Cassazione da parte della quinta commissione del Csm, della successiva delibera, nonché del decreto del Presidente della Repubblica del 28 febbraio 2018 di nomina dello stesso Carcano a Presidente aggiunto della Cassazione.

Il Tar, dopo aver illustrato in sentenza la normativa in tema di affidamento degli incarichi, ha motivato punto per punto rispetto ai motivi d’impugnazione. Alla fine, per i giudici amministrativi la valutazione fatta sui due candidati «appare frutto di un giudizio complessivo e unitario supportato da una motivazione ponderata, che resiste alle censure formulate dal ricorrente, le quali, considerata la già ricordata amplissima discrezionalità di cui gode il Csm nel conferimento degli incarichi direttivi, attengono in sostanza al merito insindacabile della decisione».

Quella espressa dall’organo di autogoverno dei giudici, per il Tar «appare, dunque, una valutazione direttamente attuativa del principio secondo cui la finalità di comparazione degli aspiranti va effettuata tenendo conto della specificità e delle esigenze dell’ufficio da ricoprire, strettamente conseguente ai canoni di efficienza e buon funzionamento degli uffici giudiziari, la cui completezza e intrinseca congruità argomentativa escludono, anche alla luce della ricordata amplissima discrezionalità di cui il Consiglio Superiore della Magistratura gode nel conferimento degli incarichi direttivi, la ricorrenza dei vizi di illegittimità lamentati dal ricorrente, risultando, per contro, inammissibili le censure attinenti al merito della scelta».

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sabato, 27 Luglio 2019 - 08:00
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