La vedova del carabiniere Golino alla prof che ha insultato Mario Rega: «Hai fatto male a chi ha perso un eroe»

Anna Arecchia, la vedova del carabiniere Rino Golino morto in servizio
di Tina Raucci

«Se le scioccanti dichiarazioni rese per la morte del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega lei le avesse pronunciate anche quel 4 febbraio 1995, me lo avrebbe fatto morire due volte, il mio Rino». Anna Arecchia è la vedova di un maresciallo dei carabinieri caduto nell’adempimento del suo dovere. Ed è anche un’insegnante, come lo è Eliana Fortini, la docente di Lettere in un liceo del Novarese che ha pubblicato l’indegno post sulla morte di Mario Rega.

Quelle parole scritte da Fortini («Uno di meno, e chiaramente con uno sguardo poco intelligente, non ne sentiremo la mancanza») sono per Anna Arecchia, docente di matematica del casertano, uno pugno allo stomaco: «Lei certamente non ne sentirà la mancanza, ma io, i miei figli, le intere famiglie dei tre giovani carabinieri che, in una fredda notte, stavano tutelando il nostro Stato contro la produzione di milioni di dollari falsi, noi sì, quella mancanza l’abbiamo sentita e continuiamo a soffrirla, perché, nonostante siano trascorsi 25 anni, nulla e nessuno potrà mai colmare il vuoto di una perdita così grave».

Rino Pio Golino lasciò tre figli, tutti in tenera età: aveva 34 anni quando rimase ucciso, la stessa età di Mario Rega. E come Mario trovò la morte a Roma. Rino Golino, insieme ad altri colleghi, aveva tratto in arresto alcuni esponenti della banda della Magliana, quando rimase coinvolto in un terribile incidente stradale; la macchina a bordo della quale viaggiava insieme a due colleghi si schiantò contro un guardarail. «Mi strazia ancora oggi specchiarmi negli occhi dei miei tre figli, all’epoca piccolissimi, ignari di un tale destino, mi straziano le parole del mio figlio maschio, quando, indifeso mi confida “Cerco parti di mio padre nel mondo”, come se quel padre glielo avessero fatto a pezzi e buttato per aria e oggi,  oltre a combatterne  l’assenza ne deve ricomporre l’immagine e la storia per arrivare a costruire la propria», scrive Anna Arecchia in una lettera che ha indirizzato ad Eliana Frontini.

Una lettera-testimonianza diametralmente opposta a quelle censurabili parole che alla Frontini sono già costate la sospensione dall’insegnamento. «Sento doverosa la mia testimonianza, diametralmente opposta alla sua, di quel doloroso giorno e del sacrificio di tre giovani Carabinieri di 22, 28 e 34 anni, riconosciuti Vittime del Dovere e della criminalità organizzata – conclude Anna Arecchia – Ho fortemente voluto che i miei allievi fossero presenti il giorno in cui, nella mia città, Marcianise, fu intitolata una strada a mio marito, il maresciallo Rino Pio Golino, affinché il suo sacrificio non andasse dimenticato. Insegno ai miei ragazzi che le Forze dell’Ordine sono tutori della loro incolumità e non loro nemici».

mercoledì, 31 Luglio 2019 - 12:38
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