Roma, ucciso l’ultrà Fabrizio Piscitelli: era vicino al clan di Michele Senese, indagano anche i pm della Dda capitolina

La polizia

Un colpo di pistola esploso a bruciapelo. All’altezza della testa. Mentre lui, la vittima designata, era rivolta di spalle. Fabrizio Piscitelli, l’ultrà noto come ‘Dabolik’, è stato ammazzato questa sera in un agguato nel Parco degli Acquedotti a Roma, storia area verde in zona Tuscolano: il proiettile gli ha perforato l’occhio sinistro. Sull’omicidio è al lavoro anche la Direzione distrettuale antimafia della Capitale.

Classe 1996, Piscitelli era uno dei volti più noti della Curva Nord, quella degli ultras della Lazio. E un volto noto, Piscitelli, lo era anche per la magistratura: il suo nome, infatti, è stato legato a diverse vicende giudiziarie legate al tifo per la Lazio ma anche ad indagini sul traffico internazionale di stupefacenti gestito dalla famiglia Senese (gruppo originario del Napoletano ma da decenni trapiantato a Roma). Nel gennaio 2015 Piscitelli venne condannato, assieme ad altri 3 capi ultras, a 3 anni e 6 mesi nell’ambito processo di primo grado per il tentativo di scalata alla Lazio che nel 2006 aveva coinvolto anche l’ex bomber icona del primo scudetto biancoceleste, Giorgio Chinaglia. Secondo la ricostruzione dei pm Rocco Fava, Vittoria Bonfanti ed Elisabetta Ceniccola, gli imputati avrebbero compiuto una “campagna” intimidatoria e di pressioni sul presidente del club Claudio Lotito finalizzata a fargli cedere il club ad un gruppo farmaceutico ungherese che sarebbe stato interessato all’acquisto e di cui Chinaglia sarebbe stato il portavoce.

Nel 2016 invece Piscitelli subì il sequestro di oltre 2 milioni di euro, compresa anche una villa a Grottaferrata (provvedimento poi annullato dalla Cassazione) dopo le indagini della Direzione Distrettuale Antimafia che lo vedevano coinvolto in un traffico internazionale di sostanze stupefacenti provenienti dalla Spagna.

Più di recente il suo nome è saltato fuori dalle carte dell’inchiesta nota come ‘Mafia Capitale’. In particolare il nome di Diabolik emerge nella ricostruzione dei rapporti e delle reti criminali con entra in contatto Massimo Carminati. Scrissero i Ros in riferimento alla spartizione della zona di Ponte Milvio: «Tutti erano infatti concordi nell’affermare che su Ponte Milvio opera una batteria particolarmente agguerrita e pericolosa con a capo Fabrizio Piscitelli alias Diabolik e della quale facevano parte soggetti albanesi;.. che la predetta batteria era al servizio dei “napoletani” ormai insediatisi “a Roma nord”, tra cui i fratelli Esposito facenti capo a Michele Senese». E Diabolik avrebbe fatto parte proprio del gruppo che faceva capo a Senese.

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mercoledì, 7 Agosto 2019 - 20:37
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