La Juve chiude lo stadio ai nati in Campania per il match con il Napoli. Quando lo sport divide anziché unire

di Gianmaria Roberti

I biglietti di Juventus-Napoli? Vietato venderli ai residenti e ai nati in Campania, anche se tifano Juve. E scoppia un putiferio, per la scelta, pubblicata ieri sul sito del club bianconero. All’ondata di proteste da Napoli, si aggiunge la questura di Torino, pronta a dissociarsi dalla decisione. L’accusa di molti tifosi è di praticare una discriminazione. Spesso, in passato, ragioni di ordine pubblico avevano indotto a limitazioni geografiche, per l’acquisto dei tagliandi delle partite di calcio.

Non di rado si era trattato di un divieto ai residenti in una regione determinata. Ma stavolta, desta sensazione il richiamo al luogo di nascita. La società di Andrea Agnelli, però, spiega di aver comunicato il 4 agosto «alle autorità competenti» le modalità di vendita. Nella mail alla Questura, inviata via pec, si precisa che le procedure «sono le medesime applicate in occasione della gara della scorsa stagione». Nel messaggio, anch’esso pubblicato sul sito, è presente un clausola di salvaguardia: le decisioni sono adottate «in attesa delle determinazioni dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive», costituito al Viminale. Fonti del ministero, del resto, sottolineano che la riunione per la seconda di campionato – giornata di Juventus-Napoli – non si tiene prima del 20 agosto. E quella è la sede per formulare prescrizioni, in linea con le stagioni precedenti.

Le limitazioni alla vendita, stabilite dalla Juventus, sono quindi sub judice. Ma lo stesso, non mancano di sollevare un polverone. Prima della precisazione ufficiale del club, la Questura di Torino aveva preso le distanze. «Con riferimento alla notizia apparsa oggi su alcuni organi di stampa – afferma una nota-, secondo la quale la Questura di Torino avrebbe concordato il divieto di vendita dei tagliandi per la partita Juve – Napoli a chi è nato in Campania, si comunica ufficialmente che tale notizia è del tutto destituita di ogni fondamento. La Questura di Torino non ha mai concordato tale decisione…». Tentando una ricostruzione: dalla società bianconera è partita mail, giunta a destinazione. Ma non sembrano esserci risposte dell’autorità di pubblica sicurezza. L’ipotesi: la Juventus, forse, pratica il silenzio-assenso. (Leggi anche l’intervista, sul punto, al giudice napoletano Tullio Morello, tifoso azzurro)

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giovedì, 8 Agosto 2019 - 17:11
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