Camorra, Forcella contesa tra i clan Sibillo e Buonerba: chieste 12 condanne per complessivi 98 anni di reclusione

Tribunale

Dodici richieste di condanna, per complessivi 98 anni e 7 mesi di reclusione, che hanno interessato 8 esponenti del clan Sibillo e quattro esponenti dei Buonerba, due cosche che si sono contese, a colpi di ‘stese’ e omicidi, il controllo di Forcella (l’antico rione napoletano stretto tra Corso Umberto I e la famosa Spaccanapoli). Questa mattina il pubblico ministero antimafia Francesco De Falco ha tirato le somme del processo scaturito dall’inchiesta che lo scorso 19 marzo ha portato all’arresto degli imputati (alcuni già detenuti per altro). Il processo si sta svolgendo dinanzi al giudice per le indagini preliminari Marcopido con le modalità del rito abbreviato, formula che in caso di condanna prevede lo sconto di un terzo della pena. A vario titolo sono contestati i reati di associazione di stampo mafioso, e l’esplosione di un ordigno fatto deflagrare nell’ottobre del 2015 davanti all’abitazione di un esponente di spicco dei Sibillo, Antonio Napoletano detto ‘o nannone.

Sul versante dei Sibillo, il pm ha chiesto la condanna a 10 anni e 8 mesi per Antonio Napoletano detto ‘o nannone che ha secondo le risultanze dell’inchiesta ha ricoperto un ruolo di comandando all’interno del sodalizio. Napoletano è stato condannato, non in via definitiva, a 18 anni per l’omicidio del 21enne Luigi Galletta (vittima innocente della camorra), il meccanico assassinato nell’officina in via Carbonara dove lavorava onestamente.

Undici anni e 4 mesi sono stati chiesti per Giuseppe Gambardella, cognato di Napoletano, che deve fare i conti con le accuse di camorra e di armi. Dieci anni e otto mesi per associazione mafiosa sono stati proposti per Luca Capuano e per Ciro Contini, nipote del boss del Vasto Eduardo Contini ‘o romano. Nell’ambito di questa inchiesta Contini si vide notificare un’ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per l’omicidio del meccanico Luigi Galletta, ma il provvedimento restrittivo fu annullato dal Riesame per carenza dei gravi indizi: la decisione dei giudici della Libertà ha spinto la procura a stralciare questa contestazione. Otto anni sono stati proposti per Nicolas Brunetti, cugino di quel Manuel che è ritenuto fondatore dei Brunetti (che insieme ai Sibillo ha fatto parte del cartello denominato la ‘paranza dei bambini’) e che è stato già condannato in via definitiva per l’omicidio della guardia giurata Umberto Concilio. Otto anni sono stati chiesti anche per Salvatore Celentano. Infine, il pm ha chiesto 2 anni e 3 mesi per il pentito Bruno Esposito, richiesta che tiene conto delle concessioni dei benefici di legge previsti per i collaboratori di giustizia.

Pene severe sono state proposte anche per i quattro esponenti del clan Buonerba, ai quali invece è addebitata l’esplosione dell’ordigno davanti all’abitazione di Antonio Napoletano detto ‘o nannone, il malavitoso che i Buonerba avevano in animo di uccidere ma che non riuscirono mai a colpire, tanto da ripiegare sull’omicidio di Salvatore D’Alpino detto ‘o brillante (ucciso nel 2015) che era assai vicino a Napoletano. L’esplosione dell’ordigno fu particolarmente potente, danneggiò due negozi e non provocò vittime unicamente perché quel giorno c’era una partita del Napoli e le strade erano deserte. Il pubblico ministero ha chiesto 8 anni e 20mila euro di multa per il ras Gennaro Buonerba e per Massimo Amoroso; 6 anni e 14mila euro di multa per Salvatore Mazio; 6 anni per Vincenzo Rubino.

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Il baby boss Gennaro Buonerba ha già sulle spalle due condanne per omicidio: lo scorso luglio si è visto confermare in sede di Appello l’ergastolo per l’omicidio di Emanuele Sibillo ammazzato in via Oronzio Costa, bunker dei Buonerba e definito dagli stessi Buonerba (in una intercettazione) il «vicolo della morte»; a maggio invece i giudici della Cassazione lo hanno condannato in via definitiva a 20 anni per l’omicidio di Salvatore D’Alpino. Per l’omicidio di D’Alpino è stato condannato in via definitiva a 20 anni anche Salvatore Mazio, che partecipò al raid.

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Alle conclusioni della procura si è associato anche l’avvocato che rappresenta il Comune di Napoli, costituitosi parte civile al processo. Si torna in aula a fine ottobre per le conclusioni del collegio difensivo composto, tra gli altri, dagli avvocati Annibale Bove, Leopoldo Perone, Antonio Rizzo, Giuseppe Ricciulli, Carmine Procentese e Stefano Viglione.

Appena pochi giorni fa, dinanzi al gip Tommaso Perrella, si è concluso un altro processo contro i Sibillo, quello per l’estorsione, continuata nel tempo e aggravata dalla matrice camorristica, ai danni della nota e storica pizzeria Di Matteo ai Tribunale. Il processo ha portato alle condanne a 12 anni per Giovanni Ingenito (24 anni, cugino dei Sibillo) e per Giovanni Matteo (25 anni);  8 anni di reclusione Giosuè Napoletano, padre di Antonio Napoletano ‘o nannone; 7 anni per  Vincenzo Sibillo, padre del boss detenuto Pasquale e del defunto baby boss Emanuele.

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giovedì, 26 Settembre 2019 - 16:36
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