Avvocati ed equo compenso, la ricetta di Bonafede per tutelare la dignità: guerra alle convenzioni con clausole capestro

Alfonso Bonafede
Alfonso Bonafede

Garantire agli avvocati un equo compenso in nome del principio della dignità professionale e spezzare il circolo vizioso delle convenzioni che i grandi committenti, clienti forti come banche e assicurazioni, propongono a professionisti legali per consulenze e/o di rappresentanza in giudizio subordinandole a «clausole capestro della cui corretta natura è lecito dubitare nella misura in cui non rispettano la proporzione tra il compenso previsto e la quantità e la qualità del lavoro svolto dal legale».

Intervenendo al Consiglio nazionale forense, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede tocca uno dei temi più sentiti dall’avvocatura. «Ci sono progetti importanti per affrontare e risolvere i problemi degli avvocati», spiega il ministro, che sottolinea la massima attenzione alla categoria da parte del suo dicastero anche in ragione del legame personale che lo unisce alla professione. «Io non faccio più l’avvocato da un anno e mezzo perché, essendo diventato ministro, sono sospeso. Ma sono orgogliosamente un avvocato, mi sento un avvocato e porto avanti il bagaglio di esperienza che ho maturato», rivendica Bonafede. E, allora, il ‘suo bagaglio’, lo spinge a provare ad affrontare il tema dell’equo compenso, anche col supporto del Consiglio nazionale forense, organismo con il quale il Guardasigilli grillino ha sempre avuto un rapporto distensivo e di dialogo.

Bonafede entra nel vivo del problema, spiegando che «il ministero ha svolto un’analisi di natura empirica che ha fatto emergere l’esistenza di numerose convenzioni che i grandi committenti, clienti forti come banche e assicurazioni, propongono a professionisti legali per consulenze e/o di rappresentanza in giudizio. nell’ambito di queste convenzioni è piuttosto diffusa la presenza di clausole capestro della cui corretta natura è lecito dubitare nella misura in cui non rispettano la proporzione tra il compenso previsto e la quantità e la qualità del lavoro svolto dal legale sul mandato dell’impresa e quindi della dignità del legale».

Questa rotta, sottolinea il Guardasigilli, va invertita. «La tutela della prestazioni professionali, invece, va realizzata facendo in modo che nei rapporti con il committente, e dunque con la pubblica amministrazione e in particolare con gli enti territoriali, i minimi inderogabili di compenso vengano rispettati, proprio per evitare che i professionisti siano sottopagati pur avendo responsabilità di grande rilievo», spiega.

Ma come passare dalla teoria alla pratica? Come garantire uniformità e coerenza ai compensi dei liberi professionisti? Bonafede annuncia l’istituzione di un tavolo tecnico con le rappresentanze di tutti gli ordini professionali, tra i quali il Consiglio nazionale forense. Un tavolo che opererà per tutto il 2020: «Il tavolo tecnico assolve ad una missione importante: esaminare i problemi della la disciplina vigente e studiare le proposte e le possibili soluzioni». Soluzioni che Bonafede e il suo team hanno già individuato: «Tra le tante soluzione ci sono l’estensione dell’equo compenso sia con la pubblica amministrazione sia con l’agenzia entrate; l’ampliamento della platea soggettiva della disciplina dell’equo compenso anche alle medie imprese; l’estensione dell’operatività dell’equo compenso a ogni forma di accordo preparatorio o definitivo purché vincolante per il professionista le cui clausole siano unilateralmente predisposte o utilizzate dalle imprese; la legittimazione dei consigli nazionali della professioni all’azione collettiva per inibire le violazioni e la rivisitazione delle tabelle». Infine il ministro ricorda la recente istituzione del «nucleo centrale di monitoraggio sull’equo compenso per la professione di avvocati che si riunirà a ottobre» e che ha come scopo quello di rilevazione violazioni sulla corresponsione dei compensi. «Bisogna intervenire in modo risolutivo sul giusto compenso», promette il ministro.

Leggi anche:
– Emergenza lavoro, Jabil: «Per Marcianise sfruttare la cassa integrazione per gestire gli esuberi senza traumi»
– Neonato trovato morto in una valigia, la madre lo avrebbe partorito e nascosto
– Colpi di pistola nella notte a Napoli, trovati 8 bossoli nel quartiere Stella
– Uccisi perché testimoni dell’omicidio del boss, il padre dei fratelli Luciani: «C’è qualcuno che sa e non parla»
– Ucciso di botte a sette anni, la madre e il compagno ‘insieme’ in aula: il padre biologico va in tv ma non al processo

mercoledì, 2 Ottobre 2019 - 14:45
© RIPRODUZIONE RISERVATA