Elezioni al Csm, il pm di Roma Simona Maisto: «Priorità alle condizioni insalubri degli uffici giudiziari»

Simona Maisto
Il sostituto procuratore presso la procura di Roma Simona Maisto
di Gianmaria Roberti
Simona Maisto, pm della Procura di Roma e titolare dell’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, ai colleghi che saranno chiamati a scegliere due consiglieri del Csm (in rappresentanza dei pm) tra i 16 candidati racconta di non aver «mai fatto vita assembleare né associativa». Anche se aggiunge: «Non demonizzo le correnti, un luogo dove possono trovare un punto di incontro i diversi pensieri».
Esprime una convinzione: «Mai come adesso, è necessario recuperare la credibilità dell’istituzione Csm e per fare questo occorre la trasparenza nei confronti di tutti noi magistrati, che deve esplicitarsi dando conto dell’operato del consiglio, non solo evidenziando le ragioni delle decisioni assunte, ma anche il percorso seguito».
In tema di mobilità, si dice favorevole «alla pubblicazione del bando per i trasferimenti ordinari due volte l’anno a cadenze fisse e con un meccanismo tale da evitare per quanto possibile che una sede resti troppo a lungo vacante». E, inoltre, pure «alla modifica normativa per portare a tre anni il termine di legittimazione al trasferimento per i magistrati di prima nomina».
Sul nodo dei carichi esigibili, ritiene «imprescindibile che il consiglio si orienti, in tutte le valutazioni che riguardano il singolo magistrato nel corso della sua carriera ad un’analisi concreta del contesto nel quale opera». Quindi parla della «propria esperienza professionale e personale», che «mi ha portato a sviluppare tenacia nell’affrontare avversità sul piano personale, ed anche per questo i miei colleghi hanno ritenuto che potessi essere la persona adatta per affrontare un simile impegno in un momento così difficile per la magistratura», e che «mi ha portato a sviluppare una spiccata sensibilità per ciò che riguarda la tematica delle condizioni di lavoro».
Un dato che la impegna, qualora eletta, a «porre all’ordine del giorno delle commissioni competenti, attivando se del caso anche un confronto con il ministro, il rispetto della normativa in materia di sicurezza e salute sul lavoro». Tutto ciò perché «le condizioni di insalubrità, il degrado, l’incuria e la mancanza di sicurezza dei nostri uffici giudiziari hanno superato e di molto il livello di guardia». «L’infortunio che è capitato qui a me in Cassazione (nel 2017 rimase gravemente ferita, perché l’ascensore dove si trovava impazzì e schizzò verso l’aio per fermarsi bruscamente al quarto piano; ndr), le aggressioni che hanno subito dei colleghi mentre tenevano udienza, un collega addirittura morto nella stanza del suo ufficio sono sintomatici di una situazione di insalubrità e di insicurezza nell’ambiente di lavoro che è assolutamente gravissima, inaudita – spiega – Non è possibile che noi lavoriamo in certe condizioni». Altro tema sul quale Simona Maisto si impegna a lavorare qualora eletta è quello di «cercare di fare attivare dei sussidi in favore dei magistrati in difficoltà. Perché chi si ammala ed è costretto a restare a lungo assente dall’ufficio, subisce un taglio pesante sullo stipendio che incidente pesantemente sul bilancio economico di una famiglia».
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venerdì, 4 Ottobre 2019 - 16:55
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