Elezioni Csm, il pm Vanorio difende la ‘sua’ Area e bacchetta i neofiti: «E’ poco serio andare al Csm senza esperienza»

Il pm della Dda di Napoli Fabrizio Vanorio
di Gianmaria Roberti

Fabrizio Vanorio, pm della Dda di Napoli, ha 48 anni ed è «un orgoglioso» esponente di Area. E, nella temperie più difficile per le correnti dell’Anm, non teme di affrontare un piano inclinato. Una sfida come candidarsi al Csm, ma senza proclamarsi indipendente dai gruppi.  «Ho fatto attività associativa anche al liceo e all’università – racconta – Poi in magistratura ho cominciato a farla quando arrivato a Palermo da giovane magistrato, insieme ad altri giovani colleghi, ho mosso osservazioni basate sull’assegnazione dei fascicoli che noi, magistrati, ritenevano non del tutto assicurati i criteri di trasparenza. Per me significa occuparsi dei problemi degli altri, uscire dalla propria stanza». Secondo Vanorio «attraverso l’impegno associativo si possono cambiare le leggi sbagliate, e si può chiedere al Consiglio di emanare norme regolamentari più soddisfacenti». Quindi, osserva: «Se questa è una colpa, ammetto la colpa».

Certo, il clima è cambiato. «Non mi nascondo anche io – dice – che siamo qua per delle cose indecenti che sono successe. Però non penso che coloro che sono stati invischiati nella vicenda nota abbiano predicato programmi uguali a quelli del mio gruppo. Lì c’era un politica associativa basata sul clientelismo giudiziario, sul promettere tutto a tutti. Non è un caso che quei programmi abbiano prodotto frutti sbagliati». Area, dice, è diversa. Così come lui. Ma non perché nella corrente progressista non vengano commessi errori. «Anche noi di Area sbagliamo. Ma noi di Area, quando si è trattato di fare autocritica e pubblica l’abbiamo fatta. Io stesso, quando Area ha sbagliata, l’ho detto. Quando Lotti assediava la procura di Napoli nel pieno del caso Consip, io ho ritenuto di rilasciare un’intervista. Quando Davigo diceva che tutti i politici rubano, ho detto in un’intervista al Fatto Quotidiano che bisognava parlare anche degli scandali della magistratura. Ecco, ci vuole coraggio, coerenza, indipendenza e anticonformismo. E queste sono qualità individuali».

Il messaggio ai colleghi è chiaro: basta demonizzare le correnti. Ma vi è di più: Vanorio sfida a viso aperto, bacchettandoli, quei candidati che si sono presentati alle elezioni riconoscendo di non avere esperienza nel’associazionismo, di essere dei neofiti: « Non si può andare al consiglio senza un programma, bisogna avere una visione. Il Consiglio non fa solo nomine. Il Consiglio, ad esempio, deve dire al ministro come modificare le piante organiche. Non è serio proporsi dicendo ‘Sono un neofita, scusatemi. Ora mi occuperò di certe cose’. Ci sono magistrati espertissimi che ci ascoltano e che dobbiamo rappresentare. Qualcuno ci potrebbe dire: ‘Se vuoi andare al Csm di certe cose devi esserti occupato’». E lui, «di alcune cose», assicura di essersi occupato grazie proprio all’associazionismo: «Io conosco già i problemi di molti uffici giudiziari: la situazione disperata e disperante di Reggio Calabria, la situazione assolutamente grave di Foggia; la situazione della sezione lavoro di Bari, prima ancora che esplodesse il problema dell’edilizia. Senza l’attività associativa non avrei mai conosciuto tanti colleghi e toccato con mano le problematiche».

Quindi afferma «una cosa controcorrente, mi farà perdere voti: servono valutazioni di professionalità più serie, altrimenti è qui che i programmi sono tutti uguali». Il nodo è che «anche qui non siamo tutti uguali, non siamo tutti uguali nel parlare in pubblico, non siamo tutti uguali nel declinare una requisitoria. Andiamo quindi a valutare come facciamo le cose. Questo è un po’ più scomodo».
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sabato, 5 Ottobre 2019 - 17:35
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