Il passo indietro di Alfonso Bonafede sul sorteggio al Csm per eleggere i candidati togati sembra ormai certo. Le dichiarazioni rese ieri dal Guardasigilli all’esito del breve confronto con il Partito democratico sulla riforma della Giustizia sono indicative del compromesso che, almeno sull’organo di autogoverno dei magistrati, Cinque Stelle e dem sembrano avere raggiunto. «Non siamo d’accordo sul sorteggio», ha dichiarato ieri Bonafede. Ma, ha aggiunto, «non è un modo che per me è cruciale, l’obiettivo è combattere e cancellare le degenerazioni del correntismo e su questo ci siamo trovati d’accordo. Sono disposto a lavorare su un sistema elettorale che possa eliminare il più possibile quelle degenerazioni. Siamo d’accordo anche sulla necessità di bloccare le porte girevoli».
E, allora, mentre la modalità del sorteggio si allontana – con soddisfazione da parte della magistratura che aveva alzato la voce contro questo criterio – ecco che sul tavolo del ministro arrivano proposte alternative per la selezione dei componenti del Csm. E’ l’ex presidente del Senato Pietro Grasso ad avere inviare un suggerimento su come procedere. Grasso, in sintesi, propone di creare 150 collegi – in corrispondenza dei 145 Tribunali italiani – che eleggano un delegato, che, a sua volta, scelga tra i candidati i componenti del Consiglio superiore della magistratura. «La proposta inserita nelle attuali bozze di legge delega, che ha evidenti profili di incostituzionalità, si basa sul sorteggio per evitare le deviazioni del correntismo all’interno della magistratura nell’elezione dei membri del Csm – fa notare il senatore di Liberi e uguali -. Sulla base dei principi di rappresentanza e merito, ho cercato una modalità che, a partire dalla base, individui coloro che abbiano maggiore considerazione e rispetto tra i colleghi con i quali lavorano ogni giorno. Base elettorale ed elezione dei delegati In Italia ci sono attualmente 145 Tribunali».
Grasso ha anche indicato in che modo vanno creati i 150 piccoli collegi: «Il ministero dovrebbe realizzarli su due criteri: numero di magistrati e continuità territoriale. Il numero di collegi non corrisponde a quello dei tribunali per un motivo evidente: grandi tribunali come quelli di Roma, Milano, Napoli o Palermo non possono essere equiparati a quelli molto più piccoli. Serviranno certamente degli accorgimenti per tenere conto delle differenze numeriche di organico tra tribunali. Ciascun collegio elegge un delegato: ogni magistrato, avendo una conoscenza diretta e reale di tutti i candidati, potrà scegliere sulla base della stima e del merito e non su logiche strettamente correntizie. Elezione di secondo livello basandosi sugli stessi criteri dei collegi, i delegati sono poi ripartiti in un numero di circoscrizioni pari ai togati da eleggere al Csm. Ciascuna circoscrizione, dapprima con maggioranza qualificata e poi, eventualmente, con un ballottaggio tra i candidati che hanno raccolto maggiori consensi, elegge un membro del Csm. In questo modo è difficile immaginare accordi correntizi, e sarà il merito a prevalere. Approssimando molto, la sintesi è ‘ogni tribunale un delegato, ogni dieci delegati un membro del Csm’».
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venerdì, 11 Ottobre 2019 - 13:06
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