Irpinia, il figlio del boss eletto in Consiglio comunale in quota Lega: le manovre (vane) per condizionare il sindaco grillino

La procura di Napoli
di Gianmaria Roberti

«Ho vinto, stiamo al Comune!». Non solo racket e usura, nel blitz anticamorra da 23 arresti in Irpinia, eseguito ieri. La politica è lo snodo centrale delle indagini coordinate dalla Dda di Napoli, e condotte da carabinieri e guardia di finanza di Avellino. «Ho vinto, stiamo al Comune!» esulta Damiano Genovese, neo consigliere comunale della Lega, nella sala colloqui del carcere di Voghera.

È il 28 giugno di un anno fa, e il figlio del boss Amedeo Genovese è in visita al padre, accompagnato dallo zio paterno Antonio. Antonio e Damiano Genovese non sanno di essere intercettati. Ora la conversazione è agli atti dell’inchiesta, in cui sono entrambi indagati per voto di scambio politico mafioso. Damiano Genovese – attualmente ai domiciliari per un’altra vicenda, relativa all’accusa di possesso di arma e ricettazione aggravata – risponde pure di associazione camorristica. Un anno fa, però, il futuro gli appariva roseo. Anche se la Lega, in realtà, le comunali le aveva perse. «Ah, hai vinto! – dice il padre boss al figlio – Ha, va bene! Ora ce l’avevo in mente ma me ne ero dimenticato! Eh, ma con i 5 stelle? No?». Il neo consigliere spiega: «Eh… andiamo insieme a loro! Dobbiamo stare, però io sto con la lega!».

Allora Damiano Genovese illustra i piani al genitore, all’ergastolo per omicidio e associazione mafiosa. Il babbo, in verità, è poco entusiasta dello scenario politico («A me Di Maio non mi piaceva! A parte che tutti e due stanno contro i detenuti! Però non fa niente!»). Al comune di Avellino, a sorpresa, al ballottaggio si sono imposti i grillini. Ma il sindaco Vincenzo Ciampi (non coinvolto dall’indagine) è un’anatra zoppa, a causa di una bizzarria della legge elettorale. La sua lista del M5s non ha alleati, e ha raccolto il 20,2% dei voti. Perciò lui può contare solo su 5 consiglieri di maggioranza. E il centrodestra pensa di poterlo condizionare, trattando sul sostegno in consiglio comunale, di volta in volta. «Quindi ora ci serviamo noi per fare la maggioranza! Hai capito?» spiega Damiano al padre. Un’illusione destinata a cadere 5 mesi dopo, quando Ciampi viene sfiduciato. Ma in principio tutto appare meno complicato. E la Lega crede di tenere in pugno i pentastellati. «Di là per esempio al centro destra – racconta Damiano al padre – sta Sabino {Ndr: Sabino Morano) con Ettore (Ndr: Ettore De Conciliis) che comunque la politica la sanno ragionare!». De Conciliis e Morano sono due facce note della destra avellinese, il secondo è segretario provinciale della Lega. Ma mentre il primo non è indagato, né risulta implicato in alcun modo, Morano è invece nei guai. La Dda lo accusa di voto di scambio politico-mafioso, pur non essendo destinatario di misure cautelari. «Li ho buttati io! – sussulta Amedeo Genovese – Ad Ettore De Conciliis, ad Ines e a Sabino…eh… a parecchi li ho buttati io!».

Il boss prova a lanciare un diktat: «Ora devono attaccare, attaccare a De Mita pesantemente!». Ma sugli affondi contro il patriarca di Nusco – grande sconfitto alle elezioni – a frenare è il figlio del padrino. «Non possono attaccare a nessuno! – ribatte Damiano Genovese- Fino a che non muoiono non ti conviene altrimenti passi i guai! Ettore lo può fare!». Né Damiano Genovese né Morano sono più consiglieri, dopo le comunali del giugno scorso. Raggiunto dal provvedimento dei pm, Morano si è autosospeso dalla Lega, proclamandosi «estraneo ai fatti».

L’indagine sul voto di scambio politico-mafioso
Secondo i pm Liana Esposito, Simona Rossi, Luigi Landolfi ed Henry John Woodcock «dalle risultanze acquisite (e in particolare dalle emergenze delle operazioni di intercettazione ambientale riguardanti l’abitazione di Galdieri Pasquale) emerge come i fratelli Galdieri (arrestati e ritenuti al vertice del Nuovo clan Partenio, ndr), e in particolare Galdieri Pasquale – si legge nel decreto di perquisizione eseguito ieri- abbiano indirizzato e dirottato (con le modalità proprie dei capoclan) i voti delle avvenute consultazioni elettorali avellinesi per il rinnovo del Consiglio Comunale del 10.6.2018 verso il candidato Sindaco Morano Sabino, nella cui lista risultano, altresi, candidati Genovese Damiano e Genovese Luigi (non indagato, ndr), rispettivamente figlio e nipote di Genovese Amedeo, già boss incontrastato dell’omonimo clan camorristico (detto anche del Partenio) egemone nella città di Avellino fino al suo arresto». Così la Dda di Napoli sintetizza la genesi dell’indagine. «Dalle medesime emergenze – sottolinea la procura – risulta altrettanto chiaro ed evidente, come il dirottamento abbia assunto le connotazioni di un vero e proprio condizionamento: politico — mafioso (e ciò anche in ragione della statura criminale dei soggetti dai quali tale indicazione proviene e degli stessi candidati), innestandosi, altresì, tale condizionamento nel libero esercizio del diritto di voto in particolare riferito alle consultazioni elettorali del giugno 2018».

L’ipotesi investigativa ruota attorno al classico baratto tra politica e camorra: voti in cambio di favori. E nel presunto patto, la catena di trasmissione sarebbe il figlio del boss. «Tutto ciò – argomentano i magistrati – nell’alveo di una commistione tra interessi e prospettive di natura squisitamente criminali ed interessi e prospettive politico — amministrative, il cui “punto di sintesi” è rappresentato proprio dal menzionato Genovese Damiano, allo stesso tempo candidato ed eletto Consigliere Comunale con un ingente numero di voti e referente della suddetto nota famiglia camorristica dei Genovese». A supporto della tesi, i pm segnalano due conversazioni captate in casa di Pasquale Galdieri. In una, il 17 maggio 2018, il presunto boss parla con amici e familiari e «dà indicazioni espresse e perentorie in ordine alle suddette consultazioni elettorali, ordinando, appunto, di votare come Sindaco il Morano perché lo stesso si è ‘sempre messo a disposizione”». Nell’altra, 10 giorni più tardi, il fratello Osvaldo Galdieri (non indagato) gli legge un sms inviato al candidato sindaco della Lega: «Mi raccomando Sabino non ti dimenticare scuola media…». Per gli inquirenti, è il chiaro indizio dell’interesse del clan «ad una specifica pratica amministrativa».

A conferma dell’ipotesi, la Dda cita anche un dialogo intercettato tra Morano e Damiano Genovese, il giorno seguente all’incontro nel carcere di Voghera. «Genovese Damiano – scrivono i pubblici ministeri – traccia e descrive, nei particolari, gli equilibri “camorristici” e malavitosi – passati e soprattutto attuali – della città di Avellino; si tratta, come si vedrà, di una conversazione nella quale entrambi gli interlocutori (appena investiti di un ampio consenso elettorale e neo amministratori del capoluogo irpino) entrano nei dettagli delle dinamiche camorristiche del clan Genovese, soffermandosi nello stesso contesto sulla situazione politico-amministrativa». Su queste dinamiche, sono puntati i fari dell’anticamorra.

Leggi anche:
– Whirlpool, l’azienda scarica Napoli: fallita l’ultima mediazione a Palazzo Chigi
Napoli, bomba nella notte a Mergellina: ordigno danneggia una cioccolateria
Allarme bomba al Tribunale di Cagliari, il pacco sospetto è stato fatto brillare
– Il Congresso dei penalisti vira sul tema della prescrizione: 3 giorni di dibattito a Taormina, incognita Bonafede
– Expo, Maroni si difende in aula: «Mai fatto pressioni per favorire alcunché». Ma il pg insiste e chiede 2 anni e 6 mesi
– Inchiesta sulla mala di Avellino: indagato anche segretario provinciale della Lega
– ’Ndrangheta, mani su appalti e attività commerciali: scoperto l’omicidio di una coppia davanti a un asilo; 17 arresti
– Camorra, estorsione e scambio elettorale: 23 arresti per nuovo clan nell’Avellinese Indagini dall’aggressione di un assessore
– Whirlpool Napoli, Patuanelli: «Il sito deve continuare, governo pronto ad aiutare se l’azienda vuole aumentare la produzione»

martedì, 15 Ottobre 2019 - 12:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA