La rosa dei candidati al posto di procuratore della Repubblica di Roma s’è assottigliata: cinque candidati hanno ritirato la domanda, lasciando così che la ‘competizione’ sia tra otto nomi.
Questa mattina dinanzi alla quinta commissione del Consiglio superiore della magistratura sono cominciate le audizioni degli aspiranti successori al ruolo che fu di Giuseppe Pignatone, andato in pensione lo scorso maggio. Oggi sono stati ‘sentiti’ Francesco Lo Voi (procuratore di Palermo), Marcello Viola (procuratore generale di Firenze), Leonida Primicerio (procuratore di Salerno), Salvatore Vitello (procuratore di Siena) e Michele Prestipino (procuratore aggiunto di Roma, che oggi guida la procura capitolina in qualità di reggente). Alle audizioni ha partecipato anche il vicepresidente del Csm David Ermini. Gli altri tre candidati, Giuseppe Creazzo (procuratore di Firenze), Francesco Prete (procuratore di Velletri) e Cuno Jakob Tarfusser (vicepresidente della Corte penale internazionale), saranno auditi giovedì. Si sono, invece, chiamati fuori dalla competizione Giuseppe De Falco (che nel frattempo è stato nominato procuratore di Latina), Alessandro Mancini (procura di Ravenna), Antonio Maruccia (procuratore generale di Lecce), Claudio Di Ruzza (capo della procura per i Minorenni di Campobasso), e Giuseppe Corasaniti (capo del Dipartimento Affari di Giustizia del ministero). Tutti e cinque hanno ritirato la domanda nelle scorse settimane.
Le audizioni dei candidati erano state calendarizzate dalla commissione lo scorso 24 settembre, dopo la decisione di azzerare la procedura della nomina di capo della procura di Roma che era in fase avanzata: lo scorso 23 maggio la Commissione per gli incarichi direttivi aveva ridotto a tre la rosa dei candidati; la selezione vedeva in testa il procuratore generale di Firenze, Marcello Viola, con 4 voti a favore, a seguire il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo e quello di Palermo Francesco Lo Voi con un voto ciascuno.
Dopo lo scandalo estivo che ha travolto e stravolto la magistratura, si è però deciso di azzerare quella scrematura e di ripartire dalle originarie 13 candidature. Roma, infatti, era una delle procure sulle quali – come emerso dalla procura di Perugia – c’era un tentativo di ingerenza. Marcello Viola, suo malgrado, era la ‘scelta’ di Luca Palamara come successore di Pignatone, era l’uomo sul quale Palamara voleva fare convergere le preferenze per assicurarsi, nella sua ottica, un cambio di passo rispetto a Pignatone e potere così diventare aggiunto («Si vira su Viola, sì ragazzi», disse in una intercettazione). Se comunque Viola era un nome gradito a Palamara e a Lotti, Creazzo invece era finito nella black list del pm romano e dell’ex ministro dello Sport. «Gli va messa paura, no?», diceva Palamara a Lotti. L’obiettivo era liberare Firenze e spedire Creazzo a Reggio Calabria. Ma come ‘spaventare’ Creazzo? Contro il magistrato e un suo aggiunto era stato presentato un esposto finito, per competenza, nelle mani della procura di Genova, la quale, alla luce dello scandalo dell’estate ha iniziato anche a valutare la possibilità che quell’esposto si inserisse in una mirata strategia per danneggiare Creazzo e tagliarlo fuori dalla corsa per Roma.
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martedì, 22 Ottobre 2019 - 15:50
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