Monika Gruber, 57 anni, stava dormendo quando suo marito Robert Kerer la aggredì e la uccise con diverse coltellate, tutte inferte alla gola. Era il 20 aprile del 2018 e la tragedia si consumò a Bressanone (in Alto Adige). Ieri, martedì 22 ottobre, Robert Kerer è stato condannato a 16 anni di reclusione all’esito del processo che si è svolto con la modalità del rito abbreviato, formula che prevede lo sconto di un terzo della pena. La sentenza è stata emessa dal giudice per le indagini preliminari Emilio Schonsberg del Tribunale di Bolzano: il giudice ha concesso all’imputato le attenuanti generiche che era stato chieste dall’avvocato difensore Alessandro Tonon. Prima che il giudice si ritirasse in camera di consiglio, Kerer si è scusato con i figli.
Dopo l’omicidio della moglie, Kerer tentò per tre volte di seguito di uccidersi, senza riuscirvi. Prima tentó di fulminarsi in bagno ma l’impianto elettrico attivò il salvavita poi provò, fallendo di nuovo, a tagliarsi le vene. Nemmeno l’ingestione di farmaci portò al decesso. Venne fermato dai carabinieri quando si trovava sui binari, alla stazione di Bressanone, in attesa di un treno per farla finita.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori anche sulla scorta dei chiarimenti poi offerti da Kerer, l’uomo aveva progettato un omicidio-suicidio: versava in difficoltà economiche e questo lo spinse ad ammazzare la donna.
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mercoledì, 23 Ottobre 2019 - 09:17
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