Mafia, Nicosia resta in cella: il gip convalida il decreto di fermo anche per il ras di Sciacca Accursio Dimino

Antonello Nicosia

L’ex assistente parlamentare ed esponente dei Radicali Italiani Antonello Nicosia, accusato di avere sfruttato le visite ispettive in carcere (fatte grazie al suo ruolo di collaboratore della deputata Giuseppina Occhionero) per veicolare all’esterno i messaggi dei mafiosi detenuti, resta in carcere con l’accusa di associazione mafiosa. Così come resta in carcere Accursio Dimino, considerato il boss di Sciacca.

Il giudice per le indagini preliminari Alberto Davico del Tribunale di Agrigento che nella giornata di ieri ha sovrinteso l’udienza di convalida del fermo ha sciolto la riserva sulla richiesta di applicazione della misura in carcere avanzata dalla procura e ha spiccato il provvedimento restrittivo più severo. Il carcere è stato disposto anche per le tre persone accusate di favoreggiamento, aggravato dalla matrice mafiosa: Luigi e Paolo Ciaccio e Massimo Mandracchi.

In sede di interrogatorio Antonello Nicosia ha fornito una sua lettura dei fatti e soprattutto delle conversazioni, intercettate, intercorse tra lui e Accursio Dimino: Nicosia sostiene di avere «millantato», di «non essere un associato» e di avere usato toni «inadeguati e provocatori» e di non avere «mai fatto seguire a queste stupidaggini azioni concrete». Accurso Dimino, invece, ha dichiarato di essere stato «associato», come confermano i suoi trascorsi giudiziari, ma di non essere «stato più operatorio dopo la scarcerazione» avvenuta nel 2016, aggiungendo che i rapporti con Nicosia erano «legati alla politica carceraria». I tre indagini per favoreggiamento, invece, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

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giovedì, 7 Novembre 2019 - 16:30
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