Operazione Condor: i truffatori si fingevano carabinieri e poliziotti per derubare le vittime, anziani soli ed ammalati

Anziani
di Bianca Bianco

Si fingevano carabinieri e poliziotti gli artefici delle truffe agli anziani destinatari dell’ordinanza di misura cautelare del gip del Tribunale di Napoli che ha portato 51 misure cautelari. Usavano uno dei simboli più rassicuranti, la divisa di una forza dell’ordine, per mettere a segno i loro colpi ai danni di persone anziane, spesso ammalate o portatrici di handicap che affidavano loro denaro e oro per aiutare congiunti «finiti in grossi guai». Questa organizzazione che aveva dietro il clan Contini è stata intercettata, pedinata, scandagliata per 4 anni dagli investigatori sino alla operazione di oggi denominata ‘Condor’.

Lo spaccato che emerge dall’ordinanza di oltre 700 pagine firmata dal gip Francesco De Falco Giannone è particolarmente odioso perché ha come protagonisti persone deboli ed esposte al gioco di lestofanti organizzati e collaudati che agivano in tutta Italia (dalla Lombardia alla Liguria sino in Friuli) con un sistema oliato alla perfezione ed un copione tanto uguale a se stesso quanto purtroppo infallibile.

Alla base della piramide delineata dagli inquirenti c’era un centralinista: uomo o donna con voce rassicurante ed eloquio ottimo, senza inflessioni o con leggera cadenza tale da indurre la persone all’altro capo del telefono a sentirsi al sicuro e non avere sospetti. Poi il ruolo sociale del telefonista, che fingeva di essere un carabiniere o un poliziotto, o ancora un avvocato o un assicuratore. Ulteriore elemento per indurre la vittima a fidarsi delle sue parole sino a credergli.

Il copione, sentito e risentito nelle truffe agli anziani: partita la telefonata, iniziava la recita col truffatore che raccontava di solito di un incidente stradale provocato da un congiunto dell’anziano che lo aveva messo in «grossi guai». Guai da cui poteva tirarsi fuori solo pagando cifre che arrivavano anche a tremila euro più oggetti in oro. Incassata la fiducia della persona truffata, partiva la seconda fase.

Un presunto collaboratore della persona a telefono si presentava a casa del truffato, spesso un ultra settantenne malato o handicappato, il più delle volte solo, e prendeva denaro e monili. Uno scambio senza violenze, naturale conclusione della tranquilla telefonata che aveva dato inizio alla truffa.

Poco dopo la vittima capiva di essere stata derubata, ma solo in alcuni casi le centinaia di persone rimaste invischiate in queste vicende hanno deciso di denunciare: troppa la vergogna, l’umiliazione e hanno deciso di non presentare esposti. Molti altri, invece, lo hanno fatto consentendo un lungo lavoro investigativo (partito nell’ottobre del 2015) e i 51 provvedimenti di oggi.

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venerdì, 8 Novembre 2019 - 10:08
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