Csm, confronto tra i 3 candidati consiglieri Ultime elezioni per completare la ‘rosa’, ma la spinta di rinnovamento è già esaurita

I tre candidati consiglieri del Csm, in rappresentanza dei giudici

Dopo la nomina del nuovo procuratore generale di Cassazione (Giovanni Salvi), il Consiglio superiore della magistratura si appresta a tornare nella sua composizione piena. Una composizione, ricordiamo, stravolta dallo scandalo di primavera che ha costretto alle dimissioni cinque consiglieri (di cui uno indagato) e del procuratore generale Riccardo Fuzio (che è membro di diritto del Csm).

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Quattro consiglieri dimissionari – quelli eletti in rappresentanza dei pubblici ministeri – sono stati già sostituti: due posti sono stati occupati dai primi non eletti (Ilaria Pepe e Giuseppe Marra, entrambi di ‘Autonomia & Indipendenza’, la corrente di Davigo), mentre altri due posti sono stati occupati a seguito di elezioni suppletive che si sono tenute a inizi ottobre (eletti Antonio D’Amato di Magistratura Indipendente e Nino Di Matteo, candidato indipendente ma assai vicino alle posizioni di ‘A&I’).

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Adesso resta da occupare un solo posto, quello che fu del giudice Paolo Criscuolo (l’ultimo a dimettersi dopo un serrato braccio di ferro) e che sarebbe spettato al primo (e unico) dei non eletti, Bruno Giangiacomo, che però via ha rinunciato per via di un procedimento disciplinare aperto a suo carico. Quindi si va ad elezioni suppletive, che si terranno tra un mese. Ed anche stavolta, come accaduto ad ottobre, i candidati presenteranno il proprio programma. Ma i distinguo, rispetto ad ottobre, sono tanti e non di poco conto. Un mese fa i candidati furono ben 16, molti giovanissimi e quasi tutti indipendenti. L’Associazione nazionale magistrati aveva infatti sollecitato una massima partecipazione perché imperava l’esigenza di dimostrare che la magistratura era in grado di difendersi da sola dalla degenerazione correntizia messa a nudo dalla scandalo del tentativo di ingerenza nelle nomine dei capi di alcuni uffici di procura. Sembrava che tra le toghe soffiasse un vento nuovo e i pm risposero per davvero a quell’appello. Sempre sull’onda delle necessità di ripulire l’immagina della magistratura dal fango sollevato dall’inchiesta, l’Anm decise anche i candidati si sarebbero presentati in diretta streaming: 15 minuti a testa per raccontare il proprio percorso professionale, la motivazione della discesa in campo e il programma. E molti interventi furono di dura censura nei confronti del carrierismo sfrenato e del condizionamento delle correnti in questa o quella nomina di incarichi direttivi o semidirettivi.

Da quel mese di ottobre sembra passata un’eternità. Per le elezioni suppletive di ottobre non solo non c’è stata una partecipazione di massa dei candidati (in corsa ci sono solo tre magistrati), ma l’Anm non l’ha nemmeno sollecitata. E, adesso, cambia anche il modo di presentarsi alla platea. Non più monologhi da 15 minuti, ma una sorta di vero dibattito e confronto tra i tre candidati, moderato pure da un giornalista (Luigi Ferrarella del Corriere della Sera): l’appuntamento è per domani. A confronto ci saranno Elisabetta Chinaglia (schierata da Area), Silvia Corinaldesi (schierata da Unicost) e l’ex presidente dell’Anm Pasquale Grasso, che corre da indipendente ma sul quale potrebbero confluire i voti di Magistratura indipendente di cui Grasso ha fatto parte sino all’esplosione dello scandalo di primavera che spinse Grasso a dimettersi da presidente dell’Anm e dalla corrente (per diversità di vedute sulla gestione del caso). All’interno della magistratura in molti sono rimasti delusi. Quella spinta di rinnovamento si è già esaurita, qualcuno sospetta che in realtà non sia mai esistita. Fatto sta che queste elezioni vengono sentite assai meno di quelle di ottobre.

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venerdì, 15 Novembre 2019 - 17:00
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