L’inchiesta sulla tragedia della Solfatara di Pozzuoli, dove il 12 settembre 2017 morirono asfissiati nel sottosuolo Massimiliano Carrer, la moglie Tiziana Zaramella e il figlio Lorenzo, approda in Tribunale. I pubblici ministeri Anna Frasca e Giuliana Giuliano hanno chiesto il processo per sei persone e una società, coinvolti nella gestione della Solfatara. A tutti la procura partenopea contesta, tra l’altro, i reati di omicidio colposo in concorso, violazioni delle normative attinenti la prevenzione della sicurezza sul lavoro e disastro colposo. L’udienza preliminare è fissata per il 14 gennaio e sarà sovrintesa dal giudice Egle Pilla. I parenti delle vittime (che erano del Veneto) si costituiranno parte civile, a rappresentarli ci sarà un collegio composto dall’avvocato Alberto Berardi, dall’avvocato Vincenzo Cortellessa e dallo Studio 3A-Valore spa.
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Agli atti dell’inchiesta ci sono le pesanti conclusioni degli esperti nominati dall’autorità giudiziaria. I periti spiegarono che «emerge in modo chiaro ed inequivocabile che l’area della cosiddetta spianata della Solfatara (fangaia, stufe, fumarole, belvedere, etc. etc) era visitabile e fruibile, da parte degli avventori, senza che fosse stata rilasciata alcuna autorizzazione che, in qualche modo, avrebbe potuto dare luogo a controlli preliminari, quali Nulla Osta a parte in Enti in genere».
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La perizia accertò anche che madre, padre e figlio morirono in sei minuti. Il primo a cadere fu Lorenzo. Madre e padre si gettarono per cercare di salvare il bambino. Ad ucciderli fu «incremento della concentrazione di monossido di carbonio e del flusso di anidride carbonica nella Solfatara che ha un valore medio di circa 115 gradi». I tre caddero in una buca che si era creata per le condizioni del terreno che franò sotto i loro piedi. Unico superstite della famiglia veneta in visita nel Napoletano il figlio più piccolo della coppia, 8 anni.
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martedì, 19 Novembre 2019 - 13:58
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