La sfida ai clan di Torre Annunziata nel segno di Giancarlo Siani: la marcia anticamorra diventa simbolo di ripartenza

Paolo Siani

C’erano soprattutto loro, ieri mattina, in marcia contro la camorra. I ragazzi. Gli adulti, e la speranza, di domani. Tutti uniti in una giornata che, si spera, segni l’inizio di un riscatto sociale per troppi anni atteso a Torre Annunziata, dove la camorra la fa ancora da padrona (nonostante inchieste e arresti che non sono mai mancati). «Mani che stringono mani» era il titolo dell’iniziativa organizzata dalle associazioni torresi, da ‘Libera’ e dall’Osservatorio della Legalità ma anche da comuni cittadini. E le mani della parte sana della città si sono strette in un lungo cordone che da via Roma si è diretto verso la piazza antistante la Basilica della Madonna della Neve, attraversando il quadrilatero delle carceri, rione simbolo della camorra che ha soffocato lo sviluppo economico del territorio. Molti studenti indossavano T-shirt rosse, come il sangue che i clan hanno versato in queste strade. E su molte di queste maglie c’erano i nomi del carabiniere Marco Pittoni, dell’operaio Giuseppe Veropalumbo, del maresciallo Luigi D’Alessio, dell’imprenditore Lello Pastore, della mamma coraggio Matilde Sorrentino. Tutti vittime della camorra. Ma soprattutto su quelle T-shirt rosse c’era il nome di Giancarlo Siani, il giornalista ucciso al Vomero e che di Torre Annunziata, del malaffare arrivato sin dentro le istituzioni, si era occupato giorno e notte nei suoi articoli pubblicati su ‘Il Mattino’. E’ a lui, a Giancarlo, che la giornata di ieri è stata simbolicamente dedicata.

In piazza Giovanni XXIII gli studenti hanno letto gli articoli del giornalista barbaramente ucciso, un momento per ricordare la giovane vittima ma anche per affermare che dopo 34 anni è arrivato il momento per la cittadinanza di ripartire dalle parole del cronista per costruire un futuro migliore. Senza la violenza delle bombe e senza la cattiveria degli incendi dolosi a scopo intimidatorio. Da lì il corteo presso l’aula consiliare per assistere al conferimento della cittadinanza onoraria a Giancarlo Siani. A ricevere quel prezioso e simbolica riconoscimento è stato Paolo Siani, fratello di Giancarlo.

Presenti le autorità locali e alcuni esponenti politici nazionali come il viceministro agli Interni, Matteo Mauri. Nonché i familiari di Giancarlo. Il fratello, Paolo Siani, deputato della Repubblica Italiana, ha ricordato come il fratello non fosse un eroe, «era un ragazzo normale, – mostrando la sciarpa del Napoli appartenuta a Giancarlo e il suo tesserino da pubblicista – che andava allo stadio per divertirsi, che voleva vivere la sua vita normale esattamente come noi, come voi». «Il tempo che è trascorso è stato un tempo necessario» afferma Paolo Siani «perché oggi Torre Annunziata lo riconoscesse come suo cittadino. Meglio tardi che mai, questo è un segnale di speranza anche per i ragazzi che hanno sfilato questa mattina. Lo Stato deve essere più presente, c’è bisogno di più lavoro. Se non diamo lavoro non vinceremo mai contro la camorra» conclude Paolo.

Nelle parole del sindaco Vincenzo Ascione le motivazioni della consegna del riconoscimento alla memoria. «Il consiglio comunale – ha dichiarato Ascione – quale riconoscimento per il prezioso contributo dato nel perseguire con competenza e professionalità gli ideali del giornalismo scevro da ogni condizionamento dedito unicamente alla correttezza dell’informazione, per aver rappresentato un faro di speranza negli anni più bui della città, per l’instancabile impegno nel narrare i mille volti ricco di contraddizioni, per la passione nello scrivere pagine che raccontassero verità scomode diventando simbolo della lotta alla criminalità organizzata, conferisce la cittadinanza onoraria a Giancarlo Siani».

Durante la cerimonia è stato letto anche un messaggio inviato per l’occasione dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: «Sottolineo l’importanza di questo atto del Comune che, sia pur simbolico, contribuisce a dare il giusto riconoscimento a chi sacrifica la propria vita per la libera informazione». Presenti anche il prefetto di Napoli, Carmela Pagano; il direttore dell’Agenzia dei beni confiscati, Bruno Frattasi (che ha annunciato che Palazzo Fienga verrà riutilizzato per scopi sociali); l’assessore regionale Lucia Fortini; Armando D’Alterio, oggi procuratore generale presso la Corte di Appello di Potenza ma in passato pm della Dda di Napoli che coordinò l’inchiesta sull’omicidio di Giancarlo Siani; il procuratore generale di Napoli Luigi Riello; i deputati Gennaro Migliore (di Italia Viva) e Antonio Pentangelo (di Forza Italia); il presidente del Pd provinciale di Napoli Paolo Mancuso (magistrato in pensione); consiglieri regionali del Pd Antonio Marciano e Mario Casillo; il questore di Napoli Alessandro Giuliano (figlio di Boris, capo della squadra mobile di Palermo assassinato dalla mafia); il comandante provinciale dei carabinieri Giuseppe La Gala; il presidente dell’Unione cronisti della Campania Sandro Ruotolo; Giuseppe Giulietti, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana. Dopo la cerimoniale istituzioni si sono spostate presso Villa del Parnaso dove, alla presenza del presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli è stata inaugurata la panchina della Libertà di Stampa.

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sabato, 14 Dicembre 2019 - 16:09
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