Cpl Concordia, anche i giudici dell’Appello bocciano i pm: assolti i tre ex manager, nessuno patto con il clan dei Casalesi

Procura di Napoli (foto Kontrolab)
di Manuela Galletta

La riapertura del dibattimento che la procura generale, coltivando l’appello dei pm antimafia Maresca e Giordano, aveva ottenuto nella speranza di dimostrare la colpevolezza degli imputati ha confermato, invece, quanto già stabilito nell’ottobre del 2017. Ha confermato cioè che per la metanizzazione di alcuni comuni del Casertano non vi fu alcun patto tra il clan dei Casalesi e la coop emiliana Cpl Concordia.

Oggi pomeriggio i giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello di Napoli (presidente Sorrentino) hanno ratificato le assoluzioni disposte due anni fa dai giudici del Tribunale di Napoli Nord all’esito di un articolato dibattimento. L’assoluzione ha interessato gli ex manager della Cpl Roberto Casari (difeso dall’avvocato Luigi Sena e Luigi Chiappero), Giuseppe Cinquanta (difeso dagli avvocati Arturo ed Errico Frojo), e Giulio Lancia (difeso dall’avvocato Bruno La Rosa). Tutti erano imputati per concorso esterno in associazione di stampo mafioso. Un’accusa a causa della quale i tre furono arrestati, trascorsero un mese in carcere e altri sei ai domiciliari. Un’accusa a causa della quale furono tutti licenziati dalla Cpl.

La Corte d’Appello ha confermato anche il verdetto di colpevolezza per i soli due imputati condannati in primo grado, ma operando dei distinguo rispetto al precedente verdetto: l’imprenditore Antonio Piccolo è stato condannato a 6 anni per concorso esterno in associazione di stampo mafioso, mentre in primo grado era stato condannato a 10 anni per associazione mafiosa. Due anni e 10 mesi, per concorso esterno in associazione mafiosa, sono stati inflitti all’imprenditore Claudio Schiavone, che in primo grado fu condannato a 6 anni: a lui la Corte d’Appello ha riconosciuto le attenuanti generiche.

Si chiude così un processo in fase d’appello che è stato caratterizzato da una ripetizione della fase dibattimentale: la procura generale aveva infatti chiesto ed ottenuto che venissero riascoltati tutti i pentiti che avevano deposto in primo grado, ritenendo che le deposizioni dei collaboratori non fossero state adeguatamente valutate. Così in aula sono tornati a sfilare (ovviamente collegati in video-conferenza) Iovine, Panaro, Caterino; a loro si sono aggiunti anche altri pentiti sopraggiunti all’esito della sentenza di primo grado. Ma il nuovo esame non ha portato a conclusioni diverse da quelle dell’ottobre del 2017. Conclusioni però amare per gli imputati: i manager della Cpl hanno tutti perso il lavoro, si sono visti rovinati una carriera per un’accusa che non ha retto nel corso di ben due processi. Resta adesso da capire se la procura generale impugnerà il verdetto.

Questo filone di inchiesta scaturì da un’altra indagine, quella relativa alla metanizzazione sull’isola di Ischia coordinata dai pm Henry John Woodcock, Celestina Carrano e Giuseppina Loreto. Questo secondo filone ha invece portato a delle condanne (non definitive). A fine febbraio scorso il Tribunale di Modena ha condannato Roberto Casari a 4 anni e 2 mesi; Massimo Ferrandino a un anno e 4 mesi; l’ex dirigente Nicola Verrini a un anno e due mesi; Francesco Simone a due anni; l’ex dirigente Maurizio Rinaldi a un anno e due mesi.

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lunedì, 16 Dicembre 2019 - 19:58
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