Bagnoli, processo sulla bonifica fantasma: chiesta in Appello la conferma delle sei condanne per disastro colposo e truffa

Bagnoli
Una veduta dell'ex stabilimento industriale siderurgico ILVA Italsider e della fabbrica Cementir (foto Kontrolab)

Processo in Appello sulla bonifica fantasma della zona industriale di Bagnoli, questa mattina il sostituto procuratore generale Stefania Buda ha chiesto la conferma delle condanne disposte nel febbraio dello scorso anno, per i reati – contestati a vario titolo – di disastro colposo e truffa,  dai giudici della sesta sezione penale del Tribunale di Napoli (presidente Aliberti).

Tradotto in numeri, il pg ha chiesto 4 anni per Gianfranco Caligiuri, ex direttore tecnico di Bagnolifutura; 3 anni per Sabatino Santangelo, ex presidente di Bagnolifutura ed ex vice sindaco di Napoli; 3 anni per Alfonso Di Nardo, dirigente Arpac; 2 anni per  Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente; 2 anni per Mario Hubler, ex direttore generale della società Bagnolifutura e Giuseppe Pulli, del dipartimento Ambiente del Comune di Napoli.

Curiosità del processo: Stefania Buda è lo stesso magistrato che istruì l’inchiesta sulla bonifica fantasma e che sostenne l’accusa in giudizio. Pochi mesi prima della conclusione del dibattimento, Stefania Buda fu promossa sostituto procuratore generale e oggi, coincidenze della vita, si ritrova a sostenere in Appello l’accusa contro gli imputati.

Secondo la magistratura, la bonifica della zona industriale di Bagnoli – dove sorgevano gli stabilimenti Italsider ed Eternit – non venne mai realmente effettuata nonostante lo stanziamento di 100 milioni di euro. Per la procura furono invece eseguiti interventi che hanno «aggravato l’inquinamento dei suoli» determinando «un pericolo ambientale con immensa capacità diffusiva che coinvolge l’integrità della salute di un numero non individuabile di persone». Sotto il terreno del Parco dello Sport, per dirne una, sono stati sepolti rifiuti tossici: gli inquirenti hanno scoperto le “morchie”, residui gommosi della lavorazione di petrolio. E pensare che in quell’area sarebbe dovuto sorgere un grande parco pubblico funzionale alla pratica di numerosi sport all’aperto con tanto di area destinata a zona campeggio.

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mercoledì, 18 Dicembre 2019 - 18:52
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