Caso Gregoretti, scontro ad alzo zero Palazzo Chigi smentisce Salvini, lui se la prende con Di Maio: «E’ un piccolo uomo»

I vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio

Per la prima volta Matteo Salvini parla male di Luigi Di Maio. Per la prima volta dal divorzio tra Lega e Cinque Stelle, il leader del Carroccio si lascia andare a considerazioni velenose su quello che era stato suo alleato. Non era mai accaduto. Sino ad oggi Matteo Salvini aveva riservato parole, anche pungenti, a Bonafede, ad altri esponenti del Movimento, al Movimento stesso, arrivando finanche a scontrarsi duramente con Giuseppe Conte. Ma Luigi Di Maio era stato tenuto sempre fuori da ogni ruvida considerazione personale. Invece oggi qualcosa è cambiato, segno che Matteo Salvini teme per davvero che la sua minore posizione di forza all’interno del Parlamento possa costargli un processo.

Si vota a gennaio, la tensione si taglia a fette
Il caso Gregoretti è esploso ieri sera, quando il Tribunale dei ministri di Catania ha avanzato la richiesta di autorizzazione a procedere contro Salvini per sequestro di persona nell’indagine sulla nave Gregoretti, che aveva salvato 131 migranti e che fu fatta sbarcare il 31 luglio scorso dopo 3 giorni in mare. Salvini all’epoca era ministro dell’Interno e fu lui a suggerire la strada da seguire. Un po’ come accadde con il caso Diciotti, solo che su questa vicenda Salvini scansò lo scoglio del processo proprio grazie al Movimento Cinque Stelle. Erano però altri tempi. La coppia gialloverde è scoppiata e dal ‘c’eravamo tanto amati’ si è passati in un baleno al ‘ci odiamo senza misura’. E così ogni occasione è buona per rintuzzarsi, per mettere a nudo le contraddizioni dell’uno o dell’altro. Un gioco al rinfaccio che ha scandito anche la tesissima giornata di oggi. La Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato ha deciso che si andrà al voto il 20 gennaio. E la domanda che adesso sino a quella data tormenterà Matteo Salvini è: come voteranno i Cinque Stelle? I grillini per ora non si sbilanciano ma hanno lasciato intendere di essere pronti a votare anche il sì al processo perché il caso Gregoretti, dicono, è diverso da quello della Diciotti.

Scontro diretto Salvini-Di Maio
Una posizione che ha indispettito non poco Matteo Salvini, che stavolta se l’è presa direttamente col suo ex alleato: «Di Maio? Un piccolo uomo. Tutto qui». Di rimando Luigi Di Maio: «Mi pare che Salvini abbia sempre detto ‘mi voglio fare processare, non ho niente da temere’. Adesso fa la vittima al contrario. Mi sembra sia ben chiaro che la questione Gregoretti non è come la questione Diciotti. Quest’ultima fu una decisione del Governo, la Gregoretti fu propaganda dell’allora ministro Salvini. Ora la vedo un po’ impaurito ma è evidente che ognuno si deve prendere le sue responsabilità». A rendere ancora più tesa la situazione vi è lo scontro a distanza con Palazzo Chigi: se fonti della Lega sostengono che la decisione fu presa di concerto con il governo, Palazzo Chigi nega che vi fu un consiglio dei ministri per discutere della vicenda scaricando così ogni responsabile sul solo titolare del ministero dell’Interno di allora. Già lo scorso 11 ottobre, infatti, il segretario generale di Palazzo Chigi inviò una nota al Tribunale dei ministri di Catania nel quale si spiegava che «la questione relativa alla vicenda della nave ‘Gregoretti’ non figura all’ordine del giorno e non è stata oggetto di trattazione nell’ambito delle questioni ‘varie ed eventuali’ nel citato Consiglio dei Ministri (31 luglio 2019, ndr), né in altri successivi».

I numeri della Giunta per le autorizzazioni a procedere
Salvini sa se che senza l’appoggio del Movimento Cinque Stelle, nella Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato i numeri non sono dalla sua parte: in Giunta vi sono oggi 6 senatori M5s (di cui uno è il vicepresidente Grazia D’Angelo), uno per il Pd, 3 di Iv e 3 fra gruppo Misto e Autonomie (Pietro Grasso, Gregorio De Falco e Meinhard Durnwalder). L’opposizione è rappresentata da 5 senatori della Lega (di cui uno è Francesco Urraro che sino a pochi giorni era nei Cinque Stelle), 4 di Forza Italia tra cui il presidente Maurizio Gasparri e uno di Fratelli d’Italia.

Le contestazioni mosse dal Tribunale dei ministri di Catania
Ma al di là del posizionamento dei singoli partiti, cosa contesta il Tribunale dei Ministri. «A differenza di quanto accaduto per la nave ‘Diciotti’, allorquando si innescò una controversia con Malta in ordine allo Stato obbligato a rilasciare il Pos (porto sicuro, ndr), nel caso Gregoretti è assolutamente pacifico che il coordinamento e la responsabilità primaria dell’intera operazione, seppure avviata in acque Sar maltesi, siano stati assunti dallo Stato italiano su esplicita richiesta di quello maltese», scrive il Tribunale dei ministri di Catania nella richiesta di autorizzazione a procedere al Senato per Matteo Salvini. Lo Stato italiano, secondo i giudici, aveva quindi «l’obbligo di concludere la procedura con il trasferimento dei migranti in un ‘luogo sicuro’»; invece «l’omessa indicazione del ‘place of safety’ (luogo sicuro, ndr) da parte del Dipartimento Immigrazione, dietro precise direttive del ministro degli Interni», «ha determinato una situazione di costrizione a bordo», con «limitazione della libertà di movimento dei migranti, integrante l’elemento oggettivo del reato ipotizzato», il sequestro di persona contestato a Salvini.
«Nel caso in esame, seppure dipanatosi lungo un arco temporale pressoché equivalente a quello della ‘Diciotti’ – scrivono i giudici -, l’inadeguatezza della nave ‘Gregoretti’ ad ospitare un così elevato numero di migranti (135, poi 131, ndr) è stata tempestivamente segnalata alle autorità», «così come le precarie condizioni di salute di alcuni di essi (uno addirittura con probabili sintomi di tubercolosi polmonare) sono state immediatamente accertate e denunciate dal personale medico che si trovata a bordo della nave e successivamente confermate dai consulenti nominati dal Procuratore della Repubblica di Siracusa».

giovedì, 19 Dicembre 2019 - 18:56
© RIPRODUZIONE RISERVATA