Comuni commissariati, il record della Campania con 198 casi in dieci anni: tra Napoli e Caserta l’assedio della camorra

sindaci
di Bianca Bianco

Sono stati 198 i commissariamenti di Comuni della Campania dal 2010 ad oggi. Un record che piazza la Regione al primo posto nella classifica stilata dalla Fondazione Openpolis sul numero di scioglimenti anticipati di Consigli comunali, avvenuti sia per infiltrazione criminale che per motivazioni politico – amministrative, decessi o impedimenti. Un dato da commentare con attenzione: il fenomeno degli ‘aborti’ delle legislature, al di là della ingerenza delle organizzazioni criminose, va valutato soprattutto dal punto di vista politico. La gestione locale della cosa pubblica, sembra suggerire il dossier, in Campania – in particolare nel Napoletano e nel Casertano – ha equilibri precari e volatili.

Entrando nel dettaglio, in Campania dal 2010 sono stati sciolti 259 Comuni per motivi politici e non, 24 per infiltrazioni. Il fatto che questi dati siano superiori al totale (198) non deve sorprendere perché inglobano anche quelle realtà che nel corso di questi anni hanno subito più volte la scure della prefettura. Al secondo posto c’è la Lombardia, con 237 scioglimenti dei quali solo uno per infiltrazione della malavita nella res publica. Seguono poi Calabria, Puglia e Piemonte mentre nella piccola Val D’Aosta si è registrata nell’arco di nove anni una sola fine anticipata di legislatura e per motivazioni politiche. L’unica Regione a ‘superare’ la Campania per numero di interventi del Ministero dell’Interno in amministrazioni colluse con la mafia è la Sicilia che in dieci anni ha avuto 29 scioglimenti.

Attualmente in Campania sono 14 i Comuni senza sindaco. Sono commissariate per ragioni politiche o decessi Luogosano e Quadrelle, in Irpinia; Marcianise, Trentola, Grazzanise, Alife, Maddaloni nel Casertano; Lacco Ameno e Sant’Antimo, Caivano in provincia di Napoli, Foiano di Val Fortore nel Sannio e Angri nel Salernitano. E’ stata invece la presenza di rapporti o presunti tali tra le amministrazioni e la camorra a determinare l’addio in anticipo delle amministrazioni di San Gennaro Vesuviano (Napoli), Orta di Atella, Calvizzano, Arzano in provincia di Caserta. A colpire, sia nel dato attuale che in quello storico, è l’incidenza dei casi (il 77%)  tra le province di Napoli e Caserta dove ci sono stati Consigli comunali sciolti persino per 4 volte negli ultimi nove anni (San Felice a Cancello, Trentola Ducenta, Arzano, Grumo Nevano, Quarto).  Con l’eccezione di Grumo Nevano (commissariato in 3 occasioni per dimissioni dei consiglieri e in una per dimissioni del sindaco), tutti questi comuni sono stati sciolti almeno una volta per mafia dal 2010.

Nel Napoletano e nel Casertano, rilevano gli osservatori di Openpolis, si concentrano i casi più critici. «Estendendo l’analisi ai 52 comuni campani sciolti 2 o 3 volte dal 2010 – si legge – 22 appartengono alla città metropolitana di Napoli e 17 alla provincia di Caserta. Solo altri 13 si trovano nelle altre province della Campania. Un dato che indica la forte ricorrenza territoriale del fenomeno, ma anche quanto sia necessario porre un’attenzione particolare ai comuni che sono stati sciolti diverse volte nell’ultimo decennio».

Tornando al dato nazionale, in Italia tra il 2017 ed il 2019 sono stati sciolti, al 25 novembre, 463 comuni – di cui 58 per infiltrazioni della criminalità organizzata. A questi si aggiungono 2 aziende sanitarie, anch’esse sciolte per infiltrazioni mafiose; in tutto ci sono 107 Municipi gestiti da commissari prefettizi dei quali il 37% perché ‘infiltrati’. La Regione con più commissariamenti in corso è la Calabria, ma è in generale il Sud a ‘dominare’ la classifica: oltre la metà dei casi riguarda il Mezzogiorno, dove è pure più alta (oltre il 50%) l’incidenza dei casi di mafia nell’istituzione locale.

La statistica regionale e nazionale sui commissariamenti, sorvolando sulla differenza tra Nord e Sud, è una spia che la politica dovrebbe tenere in conto eppure spesso sottovalutata o non affrontata. Un evento traumatico come lo scioglimento di un Consiglio comunale è spesso il segnale della mancanza di una classe dirigente degna, di proposte politiche costruttive e, nei casi peggiori, di trasparenza ed onestà di chi amministra, che si fa portavoce istituzionale per la malavita. Numeri da monitorare e analizzare per fornire risposte agli elettori che già a livello nazionale soffrono di insofferenza verso la politica.

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giovedì, 19 Dicembre 2019 - 14:35
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