‘Ndrangheta in Piemonte, l’accusa dei pm: Rosso pagò 15mila euro, si lamentò perché prese meno voti di quelli promessi

Guardia di Finanza

Ci sono le intercettazioni al cuore dell’inchiesta sull’ingerenza della ‘ndrangheta nelle ultime elezioni regionali in Piemonte che stamattina è sfociata anche nell’arresto dell’assessore regionale Roberto Rosso. Ed è proprio seguendo il filo delle conversazioni, che hanno visto Rossi coinvolto in prima persona, che gli inquirenti hanno ricavato gli elementi per ritenere che Rosso abbia stipulato un accordo con esponenti della ‘ndrangheta per ottenere appoggio in campagna elettorale. Un appoggio però che si sarebbe rivelato meno incisivo di quanto promesso. E’ Rossi a lamentarsi con una persona che faceva da mediatrice dei ‘pochi’ voti presi rispetto agli accordi iniziali: «Ho verificato. E sono dei cacciapalle incredibili. Diglielo pure». Proprio in ragione di questi ‘disguidi’, Rosso avrebbe deciso di non pagare i pacchetti di voti. Alla fine però l’assessore regionale avrebbe deciso di corrispondere metà della cifra pattuita per evitare «conseguenze indesiderabili».

In conferenza stampa il procuratore generale Francesco Salluzzo ha spiegato che «secondo la ricostruzione della procura e delle indagini della guardia di finanza, Roberto Rosso, per accaparrarsi voti è sceso a patti con i mafiosi attraverso intermediari. Hanno stretto un accordo e l’accordo ha avuto successo sia con riferimento alla raccolta di voti, sia con riferimento alla contro prestazione che è stata offerta per la raccolta di voti».

Uno scenario allarmante che ha spinto il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ad accettare senza riserve le dimissioni avanzate da Rossi. «Sono allibito – ha commentato Cirio – Come governo regionale non possiamo accettare che esista alcuna ombra e più che mai su un tema come quello della lotta alla mafia e alla criminalità, che sono per noi un principio irrinunciabile e per il quale abbiamo voluto costituire per la prima volta in Piemonte una specifica Commissione permanente sulla Legalità. La mafia è il nemico, il male assoluto. E questo deve averlo ben chiaro chiunque voglia governare con me il Piemonte». Ecco perché Ciro ha «prontamente accettato» le dimissioni; peraltro aveva già fatto predisporre la sua revoca.

Ha preso le distanze da Rosso anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia cui Rosso aveva aderito un anno fa. «Apprendiamo che stamattina è stato arrestato con l’accusa più infamante di tutte: voto di scambio politico-mafioso. Mi viene il voltastomaco – ha detto Giorgia Meloni – Mi auguro dal profondo del cuore che dimostri la sua innocenza, ma annuncio fin da ora che Fratelli d’Italia si costituirà parte civile nell’eventuale processo a suo carico. Ovviamente, fin quando questa vicenda non sarà chiarita, Rosso è da considerarsi ufficialmente fuori da FdI».

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venerdì, 20 Dicembre 2019 - 16:22
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