Istruzione, Lorenzo Fioramonti si è dimesso ed è pronto a lasciare il Movimento: al suo posto Nicola Morra

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Lorenzo Fioramonti con Nicola Morra

Il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti si è dimesso. Era nell’aria da tempo, il titolare del dicastero dedicato alla Scuola ed all’Università, subentrato al leghista Marco Bussetti nel secondo Governo di Giuseppe Conte, lascia il proprio incarico in rotta con l’esecutivo di cui ha fatto parte dal 5 settembre sino al 25 dicembre. Ha scelto infatti il giorno di Natale per dire addio al proprio mandato ministeriale, consegnando una lettera al premier Conte in cui spiega le ragioni di una scelta paventata da settimane.

Dietro l’addio di Fioramonti ci sono malumori che vanno avanti da tempo, in primo luogo la mancanza nella nuova Manovra, varata il 23 dicembre, delle coperture economiche richieste a più riprese per scuola ed università. Fondi per tre miliardi di euro, da ricavare attraverso aggiustamenti all’Iva, che non sono arrivati. Lui stesso, in dichiarazioni di novembre e dicembre, aveva agitato lo spauracchio delle dimissioni in caso di mancati finanziamenti e così è stato. Ma la scelta di Fioramonti è anche politica.

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L’ex ministro infatti è pronto anche a lasciare il Movimento Cinque Stelle ed a formare un gruppo autonomo alla Camera dei deputati. Pronto a seguirlo, almeno dieci parlamentari tra i quali Nunzio Angiola, l’ex pentastellato Andrea Ciccone, Gianluca Rospi. Una pattuglia di transfughi dal Movimento che resterebbe però filo-Contiana, col potere dunque di esercitare – visti i numeri attuali dei Cinque Stelle e la possibilità di altre rotture – una golden share sulle future scelte della maggioranza.

Il dissenso di Lorenzo Fioramonti non nasce oggi. Il suo Ministero non è partito col piede giusto, vista la pioggia di critiche che l’ha colpito sin da subito per alcune scelte contestate come la circolare con cui chiese ai presidi di giustificare gli studenti che partecipavano alla manifestazione ambientalista Friday for Future a settembre; o ancora le polemiche sulla tassa di scopo ‘sulle merendine’ (e le bevande zuccherate) per ottenere due risultati: maggiore consapevolezza dei giovani sui consumi e almeno un miliardo per istruzione e ricerca. Fu letteralmente ricoperto di polemiche e ironie come quando, nel ruolo di consigliera del Miur, scelse Vandana Shiva o dovette ammettere che il figlio frequenta la scuola inglese. Nei tre mesi da ministro, Fioramonti ha comunque raggiunto un risultato significativo firmando il decreto con cui si dà il via libera ai bandi di concorso nella scuola: selezioni attese da alcuni anni (quelli per gli insegnanti di religione da addirittura sedici) che porteranno in cattedra 50mila nuovi docenti.

La sua parabola come ministro ha viaggiato parallela con quella da pentastellato. Fioramonti non ha nascosto negli ultimi tempi i malumori verso un partito che «si è snaturato», ha detto in una dichiarazione ai giornali del 6 dicembre scorso. A meno di venti giorni da quelle dichiarazioni sono arrivate le dimissioni di Natale e la svolta ‘autonoma’. Al suo posto si fa il nome del presidente della Commissione Antimafia, il pentastellato Nicola Morra.

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giovedì, 26 Dicembre 2019 - 08:28
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