Un piano per ricercatori e per il Sud, la ricetta del neo ministro all’Università e alla Ricerca Manfredi | L’intervista

Il ministro all'Università e alla ricerca Gaetano Manfredi
di Roberta Miele

Due Piani. Uno straordinario per i ricercatori che garantisca sia nuovi ingressi sia rientri dall’estero e uno per il Sud che permetta la crescita del Mezzogiorno a partire dalla conoscenza. E, poi, la collaborazione tra l’Ateneo Federico II di Napoli, di cui il neo ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi è stato rettore fino a qualche giorno fa, e due colossi mondiali come Apple e Cisco nel polo di San Giovanni a Teduccio, periferia est della città partenopea, ne è un esempio. Un’esperienza, per il titolare del neo dicastero, che va estesa e sostenuta.

Ministro, lei è stato sempre molto corteggiato dalla politica, l’hanno proposta alla guida della Regione Campania, come sindaco di Napoli. Ma ha sempre declinato. Perché oggi ha deciso di accettare un ruolo e un ministero così delicati alla luce delle risorse economiche che scarseggiano?
«Mi è stato chiesto un ruolo tecnico quindi di poter dare un contributo al paese. E in questo momento mi è parso utile poter dare questa disponibilità».

Il suo predecessore si è dimesso perché non ha ricevuto i fondi richiesti sin dall’inizio del mandato. Anche lei da presidente della Crui ha spiegato che senza investimenti il paese rischia di marginalizzarsi sempre di più. Ha ricevuto rassicurazioni da Conte su maggiori investimenti?
«Mi auguro che ci sia un impegno maggiore del Governo e che si riesca a dare complessivamente una risposta concreta ai bisogni che ci sono, compatibilmente con la situazione della finanza pubblica».

Quali sono gli interventi che ritiene prioritari e che il suo ministero porterà avanti per primi?
«Penso che la prima cosa da fare sia intervenire sul Piano straordinario dei ricercatori, affinché si possa rinnovare anche per il 2020 e poi intervenire anche sull’edilizia e sul diritto allo studio. Ci sono necessità contingenti su cui bisogna intervenire in tempi rapidi».

Parliamo del livello di preparazione degli studenti. L’ultimo rapporto Ocse sulla scuola ha bocciato gli studenti italiani, evidenziando che hanno difficoltà di comprensione dei testi, che vanno male in matematica. E che in buona sostanza arrivano impreparati quando si affacciano nel mondo del lavoro. In che modo si può curare la Scuola e aiutare gli studenti?
«È una competenza della Scuola. I risultati che emergono sono molto differenziati a seconda delle aree geografiche e delle scuole del paese. Questo è un lavoro che deve fare la scuola, darò sicuramente un contributo ma è competenza della mia collega, il ministro dell’Istruzione. È necessario dare un sostegno, soprattutto nelle aree più deboli ai ragazzi in difficoltà e che hanno necessità di acquisire competenze per l’accesso all’università con un migliore collegamento tra scuola e università».

E proprio in un’area debole come Napoli, da rettore ha sostenuto il progetto della “Normale del sud”, poi tramontato, ha tagliato il nastro alla Apple Developer Academy e alla Cisco Academy. Che ruolo giocherà l’università al Meridione?
«Nel Piano del Sud a cui il Governo sta lavorando ci deve essere un’attenzione all’università e ai centri di ricerca come una leva di crescita e di sviluppo e di opportunità per i giovani. Un po’ quello che noi abbiamo fatto a Napoli e che ha consentito di creare un’opportunità di lavoro qualificato. Io penso che quest’esperienza debba essere estesa e sostenuta a tutti i livelli in modo che la crescita del Mezzogiorno sia una crescita che parte dalla conoscenza».

La sua nomina è stata accolta da più parti con grande favore per le sue riconosciute competenze ma ha anche sollevato polemiche per via del fatto che lei è indagato per i collaudi nella ricostruzione dell’Aquila.
«È una vicenda che si trascina da undici anni e non ho idea di quanto si possa concludere e che sviluppi possa avere. È una situazione ho piena fiducia. Le decisioni della magistratura saranno quelle più giuste affinché la questione si possa chiarire definitivamente come ho sempre chiesto».

L’inchiesta che la vede coinvolto va avanti da tempo, tra un mese ci sarà l’udienza preliminare. Ma dati i tempi lunghi è possibile che tutto cada in prescrizione. Lei ci rinuncerà?
«Non so esattamente cosa succederà, quando si vedrà ne riparleremo».

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lunedì, 6 Gennaio 2020 - 13:21
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