L’inchiesta sul voto di scambio nelle Regionali in Piemonte che il 20 dicembre ha portato all’arresto dell’assessore regionale (poi dimessosi) Roberto Rosso è chiusa. La procura di Torino ha già convenzionato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che fa da preludio alla richiesta di rinvio a giudizio. I destinatari del provvedimenti sono in tutto 11.
Rosso è accusato di avere stipulato un accordo con esponenti della ‘ndrangheta per ottenere appoggio in campagna elettorale. Un appoggio però che si sarebbe rivelato meno incisivo di quanto promesso. E’ Rosso a lamentarsi con una persona che faceva da mediatrice dei ‘pochi’ voti presi rispetto agli accordi iniziali: «Ho verificato. E sono dei cacciapalle incredibili. Diglielo pure», dice non sapendo di essere intercettato Proprio in ragione di questi ‘disguidi’, Rosso avrebbe deciso di non pagare i pacchetti di voti. Alla fine però l’assessore regionale avrebbe deciso di corrispondere metà della cifra pattuita (il totale era di 15mila) per evitare «conseguenze indesiderabili».
L’ex assessore attende intanto di sapere se potrà lasciare il carcere: i suoi difensori hanno presentato ai giudici del Tribunale del Riesame di Torino istanza di scarcerazione, o di attenuazione della misura cautelare, alla luce del fatto che Rosso si è dimesso dall’incarico e ha già reso ampio interrogatorio. Nel corso dell’interrogatorio, l’ex assessore ha respinto le accuse affermando che i soldi da lui elargiti erano un contributo per l’organizzazione sul territorio della campagna elettorale. La procura si è però opposta sostenendo che Rosso è ‘ricattabile’. I giudici decideranno entro domani.
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martedì, 7 Gennaio 2020 - 16:05
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