Prescrizione, il Pd salva la riforma Bonafede e affossa la proposta di legge Costa: penalisti in piazza per protesta

Nicola Zingaretti è il segretario del Pd e presidente della Regione Lazio

«Noi riteniamo questa riforma pericolosa perché può pregiudicare alcuni diritti previsti della Costituzione». E per questa ragione «oggi siamo qui, insieme ai penalisti, per sostenere le ragioni dei diritti e delle garanzie che in questa stagione politica rischiano di essere vanificati».

Era dicembre scorso, appena un mese fa. E a parlare era il deputato Alfredo Bazoli, Capogruppo per il Pd in Commissione Giustizia. Bazoli intervenne durante la maratona oratoria organizzata dall’Unione delle Camere penali per protestare contro la riforma della prescrizione targata Bonafede ed entrata in vigore il primo gennaio. La posizione del Pd, che già era al governo coi Cinque Stelle, era netta. Ma in un mese può accadere di tutto. E quando poi vi è l’esigenza di non fare saltare un governo e di scongiurare il ritorno alle urne in assenza di un forte consenso elettorale, allora le idee si cambiano in fretta. Anche a costo di sacrificare sull’altare della convenienza una «battaglia» che, come disse Bazoli, «abbiamo cominciato quando il precedente governo ha approvato la riforma».

Così, oggi pomeriggio, il Pd è uscito dall’ambiguità in cui – per convenienza – s’era infilato nelle ultime settimane e ha apertamente preso le difese della riforma Bonafede. Di più: ha salvato la riforma dall’abrogazione. In Commissione Giustizia l’asse Cinque Stelle-Pd (col supporto di LeU) ha infatti consentito di approvare uno dei cinque emendamenti che erano stati presentati alla proposta di legge di Enrico Costa (Fi). Se la proposta di legge puntava ad abrogare la riforma Bonafede, l’emendamento – presentato dai grillini – era volto invece a cancellare la proposta Costa. La ‘manovra’ è passata per un soffio, quanto basta ai Cinque Stelle per brindare e al Pd per ‘condannarsi’ a diventare il braccio armato di una riforma che, in assenza di una revisione seria e concreta del processo penale che punti al dimezzamento dei tempi processuali, renderà i processi eterni. Ma, del resto che, la storia fosse destinata a finire così, s’era già capito a margine del ‘famoso’ vertice di Palazzo Chigi di pochi giorni fa, quando il Pd lasciò chiaramente intendere che avrebbe fatto un passo indietro in cambio di una velocizzazione sulla riforma del processo penale, riforma che Bonafede dice essere pronta da quasi due anni ma di cui chissà quando si vedrà la luce. 

L’emendamento è passato per 23 voti su 22. Ed è passato anche grazie al prevedibile voto del presidente della Commissione Giustizia, Francesca Businarolo dei Cinque Stelle. Da sottolineare che i presidenti di Commissione, a maggior ragione se i casi sono delicati, sono soliti astenersi per conservare un ruolo di ‘arbitro’. Ovviamente, Francesca Businarolo ha dovuto abdicare all’imparzialità perché altrimenti la votazione si sarebbe conclusa in un pareggio. A votare ‘no’, invece, la pattuglia del centrodestra ma anche Italia Viva, che – a differenza del Pd – mantiene ferma la barra della coerenza sulla materia, candidandosi così a catalizzare i favori dell’elettorato del Pd che ha mal digerito la giravolta ‘dem’ sulla riforma della prescrizione.

I primi ‘facili’ consensi potrebbero arrivare proprio dal mondo dell’avvocatura e dei giuristi, che sino ad oggi guardavano con speranza al Partito democratico per cancellare quella che l’Ucpi ha definito, in più occasioni, una riforma sciagurata, e che da oggi in poi, c’è da scommetterci, non faranno sconti ai ‘dem’. Non a caso, subito dopo la notizia dell’andamento del voto in Commissione, l’Unione delle Camere penali italiane ha proclamato un’astensione nazionale, con tanto di manifestazione in piazza Montecitorio, per il 28 gennaio. E la ragione della protesta trova le radici nella «desolante resa del Pd che, contravvenendo alle reiterate prese di posizione pubbliche e parlamentari di dichiarata avversità alla sciagurata riforma Bonafede della prescrizione, ha ceduto oggi in Commissione Giustizia della Camera alle peggiori e più volgari istanze del populismo giustizialista del nostro Paese». 

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mercoledì, 15 Gennaio 2020 - 18:46
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