Arrestato a Dubai perché scambiato per il narcos Carbone: 40enne scarcerato dopo un mese, verifiche sull’errore

di Manuela Galletta

Quella che stiamo per raccontare è la storia di un incredibile errore. Un errore di persona, di modalità investigativa. Un errore di cui già da settimane si vociferava, non senza imbarazzo, negli ambienti giudiziari. Un errore che per un mese ha tenuto in carcere una persona senza pendenze con la giustizia perché scambiata per un latitante.

Tra il 19 e il 20 dicembre all’aeroporto di Dubai i carabinieri eseguono un arresto. E’ Bruno Carbone, dicono. E la notizia rimbalza subito a Napoli. Ché Bruno Carbone non è uno qualunque, ma uno dei broker della droga più capaci cui diversi clan della camorra si sono appoggiati. Soprattutto Bruno Carbone risulta ricercato da anni sia per una condanna definitiva per droga (sentenza del Tribunale di Catania) sia per un’ordinanza di custodia cautelare in carcere (sempre per droga) emessa nel 2018 dal gip del Tribunale di Napoli.

La notizia sui giornali, incluso il nostro sito, viene rilanciata solo tra il 9 e il 10 gennaio e, ovviamente, con grande risalto dal momento che il personaggio dato per catturato non è un pregiudicato di piccolo calibro: nelle cronache si dà conto del fatto che il sospettato aveva con sé un documento di identità recanti altre generalità, che i carabinieri assumono essere false. Ma, pochi giorni dopo i racconti della stampa, in questa storia accade qualcosa di inaspettato. Accade che piano piano si insinua il sospetto, poi divenuto timore, che l’arrestato non è Bruno Carbone bensì un altro napoletano, Domenico Alfano, che non ha pendenze con la giustizia e le cui generalità sono proprio quelle in calce al documento di identità esibito dall’uomo in aeroporto.

A Napoli i carabinieri si recano pure a casa del vero Alfano, che ha 40 anni, per eseguire un controllo, chiedono conto ai familiari di dove sia l’uomo dal momento che non è nell’appartamento e per tutta risposta si sentono dire che Alfano è stato arrestato a Dubai. Da Dubai, intanto, l’arrestato continua a ripetere di essere Domenico Alfano e continua a ribadire di essere giunto all’aeroporto di Dubai, partendo dall’Italia e dopo avere fatto scalo in Francia, con moglie e figli perché voleva trascorrere il Capodanno nella capitale degli Emirati Arabi.

Il ‘giallo’ diventa ben presto un pasticcio. Un pasticcio che tiene bloccato Alfano in prigione, negli Emirati Arabi, per un mese. Solo ieri Alfano ottiene la scarcerazione. Il provvedimento certifica così un errore clamoroso e imbarazzante, un errore che apre a numerose domande sul perché esso si sia verificato. Partiamo da una premessa: gli investigatori ritenevano, da elementi di indagini acquisiti, che Carbone fosse solito usare le generalità di Domenico Alfano. Così quando all’aeroporto di Dubai si ‘imbattono’ in quel documento di identità sono certi di avere trovato il latitante.

A questo punto viene da chiedersi: Carbone e Alfano si somigliano a tal punto che i militari dell’Arma non hanno notato differenze tra i due? La risposta è no. Supponiamo allora che Carbone si sia sottoposto a un intervento di chirurgica estetica per modificare i tratti somatici: esistono altri sistemi per potere accorgersi, non dopo 30 giorni, dell’errore? Carbone e Alfano, ad esempio, hanno due stature diverse, il che non si può modificare con un intervento. E le impronte digitali? Quelle di Carbone sono già negli archivi delle forze dell’ordine di casa nostra considerato che Carbone è stato arrestato per droga, è stato in prigione per poi essere scarcerato. Le domande sollevate attendono certamente risposte. Così come è certo che Domenico Alfano chiederà adesso un risarcimento danni per l’ingiusta detenzione subita. Così come è certo che il narcos Bruno Carbone è ancora latitante.

Leggi anche:
Napoli, ai domiciliari l’ortopedico Iannelli: accusato di bancarotta fraudolenta, sequestro di beni per 5 milioni
– Camorra, ‘pizzini’ del boss Lo Russo dal 41bis: arrestato agente della Penitenziaria, incastrato dal ras divenuto pentito
– Camorra, le minacce del boss Luongo al figlio di un pentito: «Devi dirmi dove si nasconde e da qui te ne devi andare»
– Cinque Stelle sotto choc, Di Maio lascia la guida del Movimento: Bonafede e Patuanelli per la successione 
– Estorsione ed usura, 34 arresti dei carabinieri: le mani del clan Luongo-D’Amico su Portici e San Giorgio 
– Suppletive a Napoli per il Senato, l’avvocato Guarino spariglia le carte e si candida con ‘Rinascimento partenopeo’
– Pavia, sequestro di beni per 30 milioni a imprenditore: per i pm «è fiscalmente e socialmente pericoloso»
– Inchiesta sulla ‘banda dei parcheggi’, funzionario della Sas di Firenze resta in cella: il gip respinge l’istanza della difesa
– Assenteismo, sospesi due dirigenti veterinari a Gorizia: per i pm si recavano al ristorante o al bar durante il servizio
– Carabiniere accoltellato alla testa da un 43enne durante un intervento in un appartamento di Casoria  

giovedì, 23 Gennaio 2020 - 13:30
© RIPRODUZIONE RISERVATA