Sentenze comprate, arrestato l’ex avvocato Amara per un cumulo di pene: è anche sotto inchiesta a Perugia col pm Palamara

giudice martello

L’avvocato Piero Amara, il cui nome è stato anche accostato al pubblico ministero romano Luca Palamara (sospeso dallo stipendio e dalle funzioni a seguito dello scandalo che nella scorsa primavera ha travolto il mondo delle toghe), è stato arrestato oggi dalla Guardia di Finanza. Amara è stato raggiunto da un ordine di carcere di carcerazione: deve scontare un cumulo  di 3 anni e 8 mesi per le condanne inflittegli nei procedimenti relativi alle sentenze pilotate al Consiglio di Stato e al ‘Sistema Siracusa’, indagine che ha scoperchiato una sorta di accordo tra magistrati e avvocati per pilotare indagini e fascicoli.

L’arresto è scattato dopo che la Cassazione lo scorso 4 febbraio ha dichiarato inammissibile il ricorso di Amara, che aveva patteggiato una condanna davanti al gip di Messina ad un anno e due mesi per l’inchiesta sul ‘Sistema Siracusa’. A giugno del 2019 era invece diventata definitiva la condanna a 3 anni emessa dal gip del tribunale di Roma e arrivata anche questa con un patteggiamento, per le sentenze pilotate al Consiglio di Stato. Avendo però trascorso già 5 mesi e 20 giorni in custodia cautelare, ad Amara restano da scontare, appunto, 3 anni, 8 mesi e 10 giorni. Il giorno dopo la sentenza della Cassazione i suoi legali hanno chiesto di sospendere l’esecuzione della pena, almeno fino alla pronuncia della Corte Costituzionale sulla Spazzacorrotti, e di consentire ad Amara di chiedere da libero di usufruire delle misure alternative al carcere. Una richiesta che è stata respinta proprio in virtù dell’entrata in vigore della nuova legge. «Se l’ordine di esecuzione è stato emesso dopo l’entrata in vigore della legge – scrivono i pm nel provvedimento di esecuzione della pena – il condannato, per eccepirne l’incostituzionalità, deve entrare in carcere e rimanerci fino alla decisione della Consulta».

Piero Amara figura anche nell’inchiesta avviata dalla procura della Repubblica di Perugia sul pm Roma Luca Palamara. Secondo un’iniziale ipotesi di reato, Palamara avrebbe incassato 40mila euro per compiere un atto contrario ai doveri di uffici. I fatti risalgono a quando Palamara era componente del Consiglio superiore della magistratura. Il sospetto è che i soldi a Palamara sarebbero stati dati dagli avvocati Giuseppe Calafiore e Piero Amara allo scopo di fare sì che Palamara favorisse la nomina del magistrato Giancarlo Longo (che fu arrestato nel febbraio 2018 insieme ad Amara) a capo della procura di Gela (la nomina non si concretizzò). Questa circostanza ha spinto la procura di Perugia ad indagare Palamara per corruzione e ad inoculare nel suo cellulare un trojan grazie al quale è poi emersa la storia del tentativo di ingerenza di Palamara nelle nomine di alcuni capi di procura. Dal canto suo Palamara ha sempre respinto lo scenario corruttivo.

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martedì, 11 Febbraio 2020 - 14:56
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