Siracusa, uccise la moglie incinta all’ottavo mese: il pg chiede la conferma della condanna all’ergastolo

Eligia Ardita
Eligia Ardita fu uccisa dal marito, aspettava una bambina

Quando suo marito la uccise, Eligia Ardita era incinta. Era all’ottavo mese di gravidanza. Aspettava una bambina, che si sarebbe dovuta chiamare Giulia. Questa mattina il procuratore generale Concetta Maria Ledda ha chiesto ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Catania di confermare la condanna all’ergastolo per il 42enne Christian Leonardi, ha chiesto di confermare in toto la sentenza di condanna che è stata emessa nel dicembre del 2018 dai giudici della Corte d’Assise all’esito del dibattimento. Si torna in aula il 29 aprile per le discussioni degli avvocati di parte civile. Leonardi è imputato per omicidio e procurato aborto.

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Eligia Ardita, 35 anni e di professione infermiera, venne ammazzata il 19 gennaio del 2015. Christian Leonardi, hanno concluso le indagini, la ammazzò al culmine di una lite. Un omicidio che inizialmente l’uomo confessò, ma subito dopo arrivò la ritrattazione: il 42enne sostenne di essere stato spinto ad accusarsi di un reato, che lui dice di non avere commesso, dal precedente avvocato e dal fratello. Nonostante la ritrattazione, Leonardi in primo grado è stato riconosciuto colpevole. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l’uomo ha soffocato la moglie tappandole la bocca con violenza, facendola così soffocare con il suo rigurgito.

La difesa, invece, ha provato a sostenere che il decesso fosse riconducibile all’imperizia dei medici del 118 chiamati per un malore avvertito dalla moglie. Una storia che però non ha convinto la procura che, alla ricostruzione di Leonardi, ha sempre opposto i risultati dell’autopsia dai quali è emerso che la donna presentava lesioni incompatibili con la morte naturale. Una ricostruzione che nelle motivazioni della sentenza di primo grado fu messa in evidenza dai giudici della Corte d’Assise di Siracusa: «Leonardi, per zittirla, le aveva messo le mani sulla bocca e sul volto e l’aveva spinta violentemente contro il muro per immobilizzarla verosimilmente cagionandole le multiple lesioni ecchimotiche al capo rilevate in sede di autopsia», scrissero i giudici.

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martedì, 11 Febbraio 2020 - 13:44
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