L’applicazione della ‘Spazzacorrotti’ in maniera retroattiva è illegittima. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale, che ha anticipato con il consueto comunicato stampa il contenuto della sentenza le cui motivazioni saranno depositate nelle prossime settimane. Nello specifico la Consulta ha dichiarato la ‘Spazzacorrotti’ è «costituzionalmente illegittima con riferimento alle misure alternative alla detenzione, alla liberazione condizionale e al divieto di sospensione dell’ordine di carcerazione successivo alla sentenza di condanna».
Secondo la Corte, infatti, l’applicazione retroattiva di una disciplina che comporta una radicale trasformazione della natura della pena e della sua incidenza sulla libertà personale, rispetto a quella prevista al momento del reato, è incompatibile con il principio di legalità delle pene, sancito dall’articolo 25, secondo comma, della Costituzione. Il principio in questione stabilisce che «nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima del fatto commesso».
La Corte si è pronunciata a seguito delle censure sollevate da numerosi giudici sulla retroattività della legge 9 gennaio 2019 n. 3 (cosiddetta Spazzacorrotti), che ha esteso ai reati contro la pubblica amministrazione le preclusioni previste dall’articolo 4 bis dell’Ordinamento penitenziario rispetto alla concessione dei benefici e delle misure alternative alla detenzione. In particolare, i giudici avevano denunciato la mancanza di una disciplina transitoria che impedisca l’applicazione delle nuove norme ai condannati per un reato commesso prima dell’entrata in vigore della legge n. 3/2019.
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mercoledì, 12 Febbraio 2020 - 14:20
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