Castellammare, il ‘re del latte’ Greco è in cella e Parmalat revoca la concessione alla sua azienda: a rischio 32 dipendenti

L'imprenditore stabiese Adolfo Greco

Le inchieste che hanno colpito il ‘re del latte’ Adolfo Greco, detenuto in carcere dal dicembre del 2018, adesso si riflettono sui dipendenti della storica azienda Cil, di proprietà di Greco, che insiste a Castellammare di Stabia. Dopo la seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere che poche settimane fa ha colpito l’imprenditore per una storia che lo lega a doppio filo a due nipoti del boss Michele Zagaria, la Parmalat ha deciso di revocare la concessione in esclusione a Cil per la vendita dei suoi prodotti in provincia di Napoli. La decisione assunta dalla multinazionale inevitabilmente rischia di ripercuotersi sui dipendenti ed agenti di commercio della società che nella giornata di oggi hanno diffuso un comunicato stampa per accendere i riflettori sulla loro situazione.

«Abbiamo sempre svolto il nostro lavoro con dedizione e sacrificio per la società CIL Srl e quindi per Parmalat Spa – scrivono i dipendenti e gli agenti di commercio in una nota stampa – Siamo in 32, abbiamo una famiglia, e dopo anni di duro lavoro ci troviamo in una condizione di rischio».

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Un rischio che i dipendenti definisco «ingiustificato» dato che «abbiamo quotidianamente svolto il nostro servizio nel rispetto dell’azienda, che, attraverso le persone che l’hanno amministrata, ci ha sempre impartito tra le regole quelle del rispetto dei nostri clienti, rispetto massimo dei nostri concorrenti, impegnarsi duramente nel rispettare l’esclusività dei prodotti che negli anni abbiamo venduto, attaccamento e dedizione al brand Parmalat di cui ci siamo sempre considerati parte integrante della sua grande famiglia».

Dipendenti e agenti di commercio rivendicano i sacrifici e l’impegno costante, chiedendo che essi non vengano messi in discussione. «Per questo ed altro – conclude la nota – chiediamo che venga posta attenzione sul grave disagio che potrebbe essere provocato a noi e alle nostre famiglie dal rischio di poter perdere il proprio posto di lavoro conquistato negli anni con dedizione lavorando 320 giorni all’anno di notte e di giorno».

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giovedì, 13 Febbraio 2020 - 15:26
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