Camorra, così i ‘nuovi’ Lo Russo si allenavano con i kalashnikov: «Che rumore ha fatto, il terreno si alzava da terra»

Pistola Legittima Difesa
di Bianca Bianco

Una «corsa agli armamenti». Annotano proprio così, nelle loro relazioni, i carabinieri del Vomero quando parlano del clan ‘abbasc Miano’ e della sua «enorme disponibilità di armi». Termini che rimandano alla guerra, ed è proprio una guerra, ma di camorra, quella che i giovani e gli altri affiliati della cosca attiva a Miano ed hinterland vogliono inscenare munendosi di una riserva di armi fornitissima. Pistole e kalashnikov, soprattutto, da utilizzare in particolar modo per le ‘stese’, una dimostrazione «della forza e della pericolosità dei giovani componenti del clan». I dettagli sull’arsenale del sodalizio emergono dalla lettura dell’ordinanza che ha portato a oltre 30 arresti di elementi di questa che è considerata una costola del clan Lo Russo, composta per lo più di ‘nuove leve’.

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Le armi, scrivono i carabinieri che per mesi hanno intercettato e seguito i membri del gruppo, quando usate per compiere delitti «vengono distrutte e quindi vanno rimpiazzate», ecco il perché del continuo approvvigionamento; all’armamentario si aggiungono poi quelle dei Lo Russo, in uso ai loro gruppi di fuoco, molte delle quali vengono sistematicamente sequestrate dalle forze di polizia. «Nessun guerra – scrivono gli inquirenti – può essere vinta senza armi e denaro». Il denaro c’è, scorre a fiumi grazie allo spaccio di droga. Le armi sono tante e sempre nella disponibilità degli affiliati, soprattutto di quelli più giovani e quindi più spregiudicati.

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Mio figlio «va trovando chi lo uccide», dice il padre di un giovane componente del clan lamentandosi proprio di questa condotta spregiudicata e dell’utilizzo delle armi. «Tutti i giorni! – continua – Tutte le volte…con le pistole addosso…tutti i giorni cammina! Tutti i giorni!». L’uomo è intercettato in auto, parla con un amico, aggiunge un particolare: «Quando vedi che si mette lo scaldacollo…allora deve andare a fare qualcosa…Tutti i giorni!». E’ sempre il padre a spiegare quanto è potenzialmente fornito l’arsenale da cui il figlio può attingere: «Due fucili che si devono vendere, tengono un kalashnikov, però spara ad una botta stranamente…e tengono una cosa a pompa».

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Le pistole, di tutti i calibri, e i kalashnikov o i fucili a pompa appaiono agli occhi delle nuove leve uno status symbol, oltre che uno strumento per imporre la propria forza a suon di stese. Ne portano sempre una addosso e appena possono le testano nei luoghi in cui possono ‘allenarsi’ lontano da occhi indiscreti. Un gruppetto di componenti della cosca si ferma in un cantiere di movimentazione terra, siamo alle 5 del mattino del maggio del 2018; vogliono testare un fucile, il più esperto spiega come maneggiarla, poi commentano euforici: «Mamma mia ragazzi e che rumore!», «Uà ragazzi e che b…. di rumore che ha fatto!», «Il terreno si alzava da terra, si alzava…tiene 32 botte, mamma mia». Entusiasti come si trattasse di un innocente hobby, ma che non si accontentano degli allenamenti in cantieri chiusi: «Prima o poi ti faccio vedere che ci facciamo a qualcuno».

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martedì, 18 Febbraio 2020 - 10:01
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