Coronavirus, i danni alle piccole imprese: tra alberghi disdetti, bar e cinema chiusi. Così l’economia inizia a soffrire

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Bar e cinema chiusi, corsi di formazione sospesi, ristoranti che vedono calare l’affluenza nonostante non siano colpiti da divieti di chiusura, uso dei mezzi pubblici ridotto allo stretto necessario (con ricadute sull’acquisto di biglietti e abbonamenti e dunque di incassi), disdette di alberghi.

La paura da contagio per il Coronavirus rischia di trasformarsi in una mannaia per l’economia italiana, che esce già da un 2019 complicato come denunciano i dati Istat secondo i quali si è registrato un calo degli ordinativi e del fatturato rispetto all’anno precedente.

Mentre tutti i riflettori sono puntati sui numeri del contagio (che crescono di ora in ora), c’è però uno spaccato non di poco conto che va raccontato. E va raccontato a partire da ciò che sta accadendo in Lombardia e in Veneto, dove si sono registrati i focolai di contagio che hanno portato all’adozione di misure straordinarie come quelle di ‘cinturare’ le ‘zone rosse’, ossia i comuni del Basso Lodigiano (11) e di Vo Euganeo (a Padova). In questi comuni ‘focolaio’ l’economia s’è praticamente fermata: il Consiglio dei ministri ha già annunciato interventi speciali anche sul fronte economico. Ma è nelle altre città lombarde e venete, dove in teoria la vita dovrebbe scorrere come tutti gli altri giorni, che si stanno registrando pesanti ripercussioni.

I governatori di Lombardia e Veneto, ad esempio, hanno dato disposizione di chiudere scuole e università. Per cautela, si intende. Ma sul piano economico la scelta non è indolore: gli studenti che solitamente si spostando usufruendo dei mezzi pubblici non acquistano più ticket e, se la situazione dovesse durare a lungo, vi sarebbe una ricaduta sugli introiti. Ricadute analoghe vi saranno sui negozi, sui ristoranti e sui cinema. A Milano, così come in altre città della Lombardia, è stata disposta la chiusura per 7 giorni (che potrebbero anche diventare 14) di scuole, musei, cinema, bar e locali notturni dalle 18 alle 6 (non ci saranno limitazioni per i ristoranti).

Per tutte queste attività sarà un disastro. Che si rifletterà inevitabilmente sui posti di lavoro, sui compensi mensili dei dipendenti. Compensi che, non va dimenticato, dipendono dai guadagni di queste attività che sono tutte private. Restano aperti i ristoranti, ma a Milano già ieri sera – che era domenica – il flusso dei clienti è diminuito. Per fortuna non erano vuoti, ma neanche si è avuto difficoltà a trovare posto. Cosa più unica che rara. A Milano ha persino il teatro della Scala, che ha sospeso tutte le rappresentazioni fino a nuove disposizioni delle autorità. Con tutte le ricadute del caso sull’economia locale: basti pensare che alle rappresentazioni della Scala intervengono come spettatori non solo persone che vivono a Milano, ma anche persone di altre regioni che per restare in città prenotano alberghi. Il Duomo ha sospeso le messe, mentre i fedeli potranno entrare solo per pregare.

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Anche la fiera degli occhiali a Milano, la più importante manifestazione nel settore degli occhiali a livello mondiale, è saltata: si sarebbe dovuta tenere dal 29 febbraio al 2 marzo. E, invece, è stata rinviata tra fine maggio e la prima metà di giugno. E anche qui vale la pena sottolineare come l’annullamento di un evento che avrebbe richiamato persone da ogni dove si rifletterà anzitutto sulle strutture ricettive ma anche su quelle di ristorazione che avrebbero intercettato il flusso dei turisti giunti per l’occasione.

Oggi anche l’Afol metropolitana, che si occupa di formazione e orientamento al lavoro, nella provincia di Milano ha chiuso «a scopo cautelativo, al fine di preservare la salute pubblica» i centri per l’impiego almeno fino al 26 febbraio. L’agenzia pubblica – partecipata dalla Città metropolitana, dal capoluogo di Milano e da altri comuni dell’hinterland – ha anche sospeso le attività degli sportelli lavoro comunali e quelli dei centri di formazione professionale.

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lunedì, 24 Febbraio 2020 - 14:59
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