Castellammare, prestiti usurari e minacce alle vittime per ottenere il saldo: arrestate madre e figlia

Tribunale Torre Annunziata
Il tribunale di Torre Annunziata

Per fare fronte ad una situazione economica difficile, avevano deciso di chiedere un prestito. Non in banca, ché non avevano i requisiti. Ma a madre e figlia. E’ così per tre donne di Castellammare di Stabia, comune in provincia di Napoli, è iniziato l’incubo. Gli interessi stellari da pagare, la difficoltà nell’onorare le rate nelle date pattuite, e poi le minacce. Minacce di morte da parte di chi pretendeva il rispetto dell’accordo. Una spirale di angoscia e di difficoltà che ha spinto le due donne a rivolgersi alle forze dell’ordine.

Questa mattina madre e figlia sono state arrestate in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare spiccata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata a corollario di un’inchiesta coordinata dalla locale procura (guidata dal procuratore aggiunto facente funzioni Pierpaolo Filippelli) e condotta dai carabinieri della locale stazione. La madre è stata colpita da misura cautelare in carcere ed è stata trasferita nel carcere di Pozzuoli; la figlia è stata sottoposta agli arresti domiciliari presso la sua abitazione. La madre è accusata di usura, mentre entrambe rispondono di tentata estorsione.

L’inchiesta, partita nel 2017, poggia non solo sulla denuncia delle vittime, ma anche sull’escussione di testimoni, su individuazioni fotografiche, su intercettazioni. Inoltre nel corso dell’attività i carabinieri hanno sequestrato alcuni appunti manoscritti relativi al business usurario. Un materiale ampio dal quale è stato possibile ricostruire il calvario delle parti offese. Una delle vittime aveva ottenuto un prestito di 15mila euro a fronte del quale le era stata richiesta la restituzione di 30mila euro in rate mensile di 650 euro. La vittima ha restituito 18.900 euro.

La seconda parte offesa, invece, aveva ottenuto un prestito di 10mila euro a fronte di una richiesta di restituzione ammontante a 20mila euro. In questo caso vi è stata una restituzione di 10mila euro, mediante il pagamento di rate mensili pari a 500 euro. In questa seconda storia – come ricostruito dall’inchiesta – la donna finita in carcere aveva applicato anche una sorta di ‘penale’ in caso di ritardo di pagamento: 100 euro in più per ogni scadenza non rispettata. A una terza vittima (figlia della seconda) era stata elargita la somma di mille euro ed era stata richiesta la restituzione 2mila euro (sono stati pagati 600 euro) in rate mensili di 200 euro. Nei prossimi giorni le indagate compariranno dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata – che ha firmato i provvedimenti restrittivi – per affrontare l’interrogatorio di garanzia.

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mercoledì, 26 Febbraio 2020 - 13:33
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