Napoli, il giallo dell’omicidio di Cristofer Oliva: nuova condanna per il suo miglior amico, è il quarto processo

cristofer oliva
Cristofer Oliva sparì nel nulla nel 2009. Aveva 19 anni

Era la sera del 24 giugno del 2016 quando i giudici della prima sezione della Corte di Cassazione annullavano la sentenza di condanna a 25 anni inflitta a Fabio Furlan disponendo un nuovo processo sull’omicidio di Cristofer Oliva e facendo scattare la scarcerazione di Furlan, dopo 5 anni e 6 mesi di prigione, per decorrenza termini.

Quasi quattro anni dopo, il nuovo processo di secondo grado è stato celebrato ed è giunto conclusione. Per i giudici della seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli (presidente Di Stasio) Furlan – che non era presente in aula – è colpevole. E’ colpevole di avere ucciso il suo migliore amico Cristofer Oliva e di averne occultato il corpo, che ad oggi non è mai stato ritrovato. Disposta una condanna a 21 anni di reclusione ma solo per il reato di omicidio, ché nel frattempo l’accusa di occultamento di cadavere è caduta in prescrizione. Sarà adesso importante capire il ragionamento dei giudici soprattutto alla luce delle ragioni che spinsero la Corte di Cassazione a disporre un nuovo processo e soprattutto alla luce dei rilievi che la difesa dell’unico imputato – nel frattempo trasferitosi in Spagna – ha continuato a muovere, evidenziando la mancanza di una prova, di un riscontro certo allo scenario ipotizzato. 

Inchiesta sofferta, quella sull’omicidio di Cristofer Oliva. Il 19enne, studente universitario e di buona famiglia, uscì di casa, a Chiaiano (quartiere della periferia nord di Napoli), la sera del 17 novembre del 2009. Un bacio alla sorella: «Devo incontrare Fabio, lascio qui il cellulare per evitare tarantelle». E poi il vuoto. Cristofer sparì nel nulla e il suo corpo non è mai stato ritrovato. Benché gli inquirenti abbiano cercato ovunque, abbiano messo sotto sopra le zone di campagna di Secondigliano dove, secondo un signore – che in via anonima contattò in diretta la trasmissione ‘Chi l’ha Visto?’ mentre veniva trattato il caso di Oliva – Cristofer era stato seppellito. «Chiedete agli amici, loro sanno la verità», aggiunse l’anonimo.

Ed è sugli amici che i riflettori della procura si accesero sin da subito. Su Fabio Furlan, che quella sera aveva un appuntamento con Cristofer e su K.S.. Amici del cuore, si diceva. Si pensava. Però le indagini restituirono un’altra verità: dalle chat scopette dai magistrati e dalle forze dell’ordine, maturò il convincimento che Cristofer fosse stato ucciso dagli amici per una storia assurda storia di piccolo spaccio di droga in un circuito di amici e di gelosia sentimentale (la ragazza che aveva avuto una relazione con Fabio, s’era poi messa con Cristofer). Furlan e K.S. finirono in carcere, ma diversi mesi dopo le accuse mosse a K.S. – che all’epoca dei fatti era minorenne – caddero. Rimasero in piedi solo le accuse a Furlan che finì dinanzi ai giudici della terza sezione della Corte d’Assise di Napoli (presidente Carlo Spagna).

E fu un processo strano. Un processo carico di silenzi e di reticenza (benché tutti i protagonisti di questa storia provengano da famiglie perbene e non da contesti criminali), tanto da spingere il giudice a latere Nicola Russo a riprendere in modo duro alcuni dei compagni della vittima e dell’imputato Furlan affinché raccontassero la verità. Poi la svolta, con la deposizione a sorpresa di K.S. che puntò l’indice contro Furlan, fornendo alla Corte quella che sarebbe stata ritenuta la prova regine della colpevolezza di Furlan. Una prova che mancava: ché il processo era assai indiziario. Ma in secondo grado le dichiarazioni di K.S. vennero ritenute inattendibili, ciò nonostante si arrivò alla sentenza di condanna di Furlan. Poi nel luglio del 2016 il colpo di scena con l’annullamento della sentenza di condanna dell’Appello e la celebrazione di un nuovo processo. Processo che si è definito ieri, a oltre 10 anni di distanza dalla scomparsa di Cristofer.

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sabato, 29 Febbraio 2020 - 18:19
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