Napoli, 16enne ucciso mentre tentava una rapina: le discrasie tra il racconto del carabiniere e del 17enne complice del raid

Il luogo della tentata rapina al carabiniere in via Generale Orsini (Foto Kontrolab)
di Manuela Galletta

Ricostruire la dinamica della tentata rapina e degli spari che ne sono seguiti partendo da un esame balistico e dall’esame autoptico. E poi mettere a confronto le versioni rese dal giovanissimo carabiniere che ha premuto il grilletto uccidendo il 16enne Ugo Russo, dopo che questi gli aveva puntato contro una pistola (rivelatasi finta), e rese dal 17enne che, insieme a Ugo Russo, stava cercando di mettere a segno il colpo. Sperando infine che qualche telecamera abbia ripreso la drammatica sequenza di una storia difficile e, sotto molteplici aspetti, dolorosa.

Sono le direttrici lungo le quali si sta muovendo l’inchiesta che vede impegnate insieme la procura di Repubblica di Napoli e quella per i minorenni. Due pool inquirenti perché sono due le persone iscritte nel registro degli indagati per via di quanto accaduto la scorsa notte in via Generale Orsini, in zona Santa Lucia. Il 17enne che ha agito insieme a Ugo Russo per portare via l’orologio al carabiniere in borghese, credendo che l’oggetto fosse un Rolex vero (invece era un falso), è indagato per tentata rapina aggravata dall’uso di una pistola (rivelatasi giocattolo). Adesso il 17enne è in stato di fermo nel centro di prima accoglienza ai Colli Aminei nell’attesa di comparire dinanzi al giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i minorenni di Napoli per affrontare la convalida del fermo.

L’inchiesta è coordinata dal pubblico ministero Cerullo e agli atti ci sono già delle dichiarazioni rese dal 17enne subito dopo l’arresto (il giovane è stato bloccato a casa dove era rientrato dopo l’omicidio). Il ragazzino, che non ha precedenti penali, ha fornito la sua ricostruzione della dinamica, una dinamica di cui si dice certo perché si trovava a due-tre metri di distanza dalla macchina a bordo della quale vi era il carabiniere preso di mira e la sua fidanzata. Ugo Russo – in base alla ricostruzione fornita – è sceso dallo scooter e con l’arma in pugno si è avvicinato all’auto intimando al giovane conducente, che ha soli 23 anni, di consegnargli quello che credeva fosse un vero Rolex.

Il 17enne, difeso dall’avvocato Mario Bruno, sostiene dunque che l’automobilista, rimasto seduto in macchina, avrebbe fatto finta di sfilarsi l’orologio, salvo poi impugnare la pistola ed esplodere un colpo di pistola che ha attinto Ugo Russo al torace. Il proiettile – racconta ancora il 17enne – avrebbe fatto sobbalzare Ugo Russo, che a quel punto si sarebbe girato per andarsene e raggiungere l’amico rimasto immobile sullo scooter. Ma a questo punto il carabiniere ha esploso un secondo colpo di pistola. Il 17enne aggiunge poi che il carabiniere ha messo in moto la macchina e avrebbe esploso uno o due colpi di pistola nella sua direzione. Quindi si è dato alla fuga, rientrando a casa dove poi è stato arrestato. La deposizione si conclude con una precisazione: a dire del 17enne il carabiniere non si sarebbe qualificato.

Una ricostruzione, questa, che in molti punti si discosta però da quella fornita nell’immediatezza dal carabiniere 23enne, che presta servizio a Bologna e che era a Napoli per il fine settimana. Di qui la necessità degli inquirenti di verificare l’attendibilità e la genuinità di tutte le dichiarazioni rese in questa fase. Il giovane militare dell’Arma è stato indagato per eccesso colposo di legittima difesa, una contestazione che è stata formulata per la necessità di procedere ad alcuni accertamenti indispensabili. Ma non è detto che questa contestazione sia quella definitiva.

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E’ necessario attendere la perizia balistica e l’esame autoptico per capire effettivamente come sono andate le cose e se, come sostiene il 17enne, il carabiniere abbia sparato a Ugo Russo mentre questi era in fuga. In tal caso la posizione del giovane militare dell’Arma potrebbe aggravarsi. Non resta che attendere gli accertamenti, necessari per definire i contorni di una vicenda sulla quale, allo stato, vi sono discrasie tra i racconti forniti dal 17enne e dal carabiniere. Se il minorenne sostiene che il carabiniere non si è qualificato, il militare dell’Arma afferma l’esatto contrario. Il 23enne, difeso dall’avvocato Enrico Capone, è stato già ascoltato dal pubblico ministero Simone De Roxas, titolare del fascicolo, nelle ore successive all’omicidio. Ha confermato di essere stato vittima di un tentativo di rapina mentre era in auto con la fidanzata, ha confermato che Ugo Russo gli si è avvicinato puntandogli la pistola.

Una pistola che non poteva sapere fosse finta, dal momento che essa era stata privata volutamente del tappo rosso: al buio, in un’azione durata pochi secondi e soprattuto in una situazione emotiva e psicologica di forte stress, era impossibile fare una valutazione sull’arma che gli era stata puntata alla tempia. Il 23enne ha spiegato, dunque, di essersi qualificato e di avere poi sparato contro Russo sentendosi in pericolo di vita. Il colpo di pistola ha raggiunto Russo al torace. E, considerata la posizione da seduto del militare e quella in piedi del rapinatore, era probabilmente inevitabile la traiettoria del colpo ad altezza uomo.

Sulla sequenza dei colpi esplosi successivamente, non siamo invece in grado di raccontare la sequenza fornita in sede di interrogatorio dal carabiniere. C’è un comprensibile riserbo attorno a questa fase iniziale delle indagini. Indagini che vertono anche su altri due episodi verificatisi dopo l’omicidio: la devastazione dell’ospedale Vecchio Pellegrini e gli spari contro la caserma Pastrengo. (Leggi gli aggiornamenti: «Napoli, 16enne ucciso durante una rapina: aveva un orologio di valore e una catenina d’oro; carabiniere accusato di omicidio»)

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lunedì, 2 Marzo 2020 - 15:15
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