Il caso dei due giudici risultati positivi al Coronavirus non ferma l’attività giudiziaria del Tribunale di Milano, ma porta con sé nuovi provvedimenti di gestione delle udienze che si declinano, per il settore civile, nella sospensione della trattazione delle cause non urgenti. Insoddisfatti i penalisti, che invece chiedono l’immediata sospensione delle udienze e proclamano lo stato di agitazione.
Il Coronavirus porta così scompiglio anche nel mondo della Giustizia. Se gli avvocati partenopei hanno fatto da apripista proclamando l’astensione perché ritengono insufficienti le misure di precauzione adottate dalla procura generale e dalla Corte d’Appello; se gli avvocati di Treviso nella giornata di oggi hanno deciso di imitare i colleghi partenopei, a Milano si respira un’aria tesa.
La regione Lombardia è quella col maggiore numero di contagi in tutta Italia ed ora il Coronavirus è entrato anche nelle stanze del Tribunale. I due giudici sono in isolamento ma sono in buone condizioni di salute. Tuttavia i due casi di contagio hanno spinto i vertici degli uffici giudiziari ad “adottare” provvedimenti «che garantiscano la continuità delle essenziali attività giurisdizionali, anche con limitazioni dei servizi, tra cui il rinvio di udienze civili e penali». In sostanza, se nel settore civile le udienze non urgenti saranno sospese, in quello penale spetterà ai singoli giudici valutare, caso per caso, la possibilità di rinviare i procedimenti.
Il nuovo provvedimento di oggi con le linee guida ai vari uffici è stato preso dato che c’è stata una riduzione del personale per le attività. Già una trentina di persone, tra magistrati e personale amministrativo, sono infatti in isolamento preventivo e altre persone, che hanno avuto contatti con i due magistrati, potrebbero dover andare in isolamento dopo un monitoraggio in queste ore.
Sulle barricate gli avvocati della Camera penale di Milano che hanno proclamato lo “stato di agitazione” e chiedono «la immediata sospensione, quantomeno fino al 16 marzo 2020, di tutta l’attività giudiziaria non urgente e il rinvio d’ufficio di ogni udienza, con esclusione dei procedimenti nei confronti di persone detenute, internate o in stato di custodia cautelare» per «limitare il più possibile nell’immediatezza, la frequentazione del Palazzo di Giustizia».
Nella situazione attuale, spiega la Camera penale milanese, «è messa in pericolo la salute di tutte le persone che sono necessitate a frequentare il Palazzo di giustizia e segnatamente le aule di udienza (magistrati, forze dell’ordine, personale amministrativo, testimoni, consulenti tecnici e periti, persone offese, imputati, praticanti avvocati e avvocati)». I penalisti associati richiamano una precedente lettera inviata nei giorni scorsi ai vertici degli uffici giudiziari milanesi per chiedere la sospensione dei procedimenti non urgenti. E «il decreto legge 2 marzo 2020 n.9, con il quale viene disposta, fra l’altro, nei procedimenti penali pendenti presso gli uffici giudiziari del distretto della Corte di appello di Milano, la sospensione dei termini per il compimento di qualsiasi atto che chiunque debba svolgere nel medesimo distretto». (Leggi gli aggiornamenti: Coronavirus, il presidente del Tribunale di Milano ci ripensa: processi penali sospesi, con qualche eccezione)
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martedì, 3 Marzo 2020 - 19:49
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