La strage delle donne nel crollo a Barletta, condanne confermate in Cassazione ma pene da ricalcolare: alcuni reati prescritti

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La Corte di Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna di sei imputati per il crollo colposo della palazzina di via Roma a Barletta, avvenuto il 3 ottobre 2011, nel quale morirono quattro operaie ed una ragazzina che erano in un opificio al piano terra dell’edificio. Per alcuni di loro, comunque, dovranno essere riquantificate le pene perchè alcuni reati, come le lesioni colpose, sono ormai prescritti.

La Suprema Corte ha inoltre confermato l’assoluzione di sei dei 14 imputati, rigettando i ricorsi di Procura generale e parti civili. Confermati anche i risarcimenti danni alle parti civili, decine di familiari delle vittime, associazioni, sindacati, Regione Puglia e Comune di Barletta. Stando all’ipotesi accusatoria, il crollo fu causato dai lavori di demolizione della palazzina adiacente a quella dove c’era la maglieria nella quale morirono quattro operaie e la figlia del titolare e rimasero ferite altre nove persone.

La sentenza di primo grado arrivò nel dicembre del 2015 e portò alla condanna dei 14 imputati – progettisti, costruttori, vigili urbani e funzionari del Comune – a pena comprese tra i 5 anni e 6 mesi e i 4 mesi, a seconda dei reati contestati. Nel 2018 i giudici della Corte d’Appello di Bari disposero la conferma solo di 8 condanne (riducendo le pene) e mandarono assolte sei persone. Nel crollo persero la vita la 14enne Maria Cinquepalmi (figlia dei titolari dell’opificio), Antonella Zaza di 36 anni, Matilde Doronzo di 32 anni, Giovanna Sardaro di 30 anni e Tina Ceci di 37 anni.

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martedì, 3 Marzo 2020 - 18:23
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