Niente carcere per il 17enne dei Quartieri Spagnoli che, intorno all’una di domenica, ha tentato una rapina in via Generale Orsini insieme all’amico Ugo Russo (che avrebbe compiuto 16 anni ad aprile) rimasto ucciso nel raid. Il giudice per le indagini preliminari Draetta del Tribunale per i minorenni di Napoli ha sì convalidato il fermo disposto dal pubblico ministero Francesco Cerullo ma ha ritenuto di disporre il collocamento in comunità dell’indagato. Con questa misura, a parere del gip, è salvaguardato sia il pericolo di reiterazione del reato sia un possibile inquinamento probatorio.
Il 17enne è accusato di tentata rapina aggravata dall’uso di una pistola, rivelatasi poi giocattolo. Non gli è stata mossa, invece, alcuna contestazione rispetto al rinvenimento di un Rolex e di una catenina d’oro ritrovati dal personale medico indosso ad Ugo Russo. Gli inquirenti sospettano che quegli oggetti siano stati oggetto di un altro colpo, ma il 17enne – che già in sede di interrogatorio dinanzi al pm era stato compulsato sul punto – ha spiegato di non saperne alcunché. Se è così lo diranno le indagini che sono comunque in corso. Restano, dunque, agli atti le dichiarazioni che il minore ha fornito su quella notte, anche se non manca qualche vuoto. Anzitutto, il 17enne ha spiegato che l’idea di compiere la rapina era maturata dalla volontà di fare soldi per poi andare a spenderli in discoteca. L’indagato ha spiegato, infatti, che il padre si era rifiutato di dargli il denaro per andare a ballare. Il punto però è che il 17enne e Ugo Russo puntarono il Rolex del carabiniere, libero dal servizio, che si trovava in auto in via Generale Orsini. Viene, dunque, da chiedersi in che modo e presso chi i due minori avevano intenzione di ‘monetizzare’ la rapina. Ma su questo il 17enne non ha fornito chiarimenti anche perché nessuno gli ha chiesto spiegazioni.
Dunque, la ricostruzione della rapina. Ugo Russo si era ‘fiondato’ nell’auto del carabinieri con in mano la pistola, intimando la consegna del Rolex. Poi il primo sparo, che fa sobbalzare Russo di qualche metro e – dice il 17enne – il secondo sparo esploso mentre Russo era di spalle. Il 17enne sostiene di avere visto con chiarezza la scena essendo a due-tre metri di distanza. Aggiunge, inoltre, che dopo i primi due colpi, il carabiniere avrebbe messo in moto e lo avrebbe ‘puntato’ (o almeno questa era la sua percezione) e che il carabiniere avrebbe a questo punto esploso altri due colpi nella sua direzione. Di qui la fuga. Una ricostruzione che ora dovrà essere comparata non solo col racconto già offerto dal militare, indagato per omicidio volontario, ma anche con le risultanze della balistica e dell’autopsia sul corpo di Russo.
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martedì, 3 Marzo 2020 - 15:09
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